26 ottobre 2016

Il mondo dell’arte? Cambia in fretta

 

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Le classifiche dei 10, 100 più potenti del mondo dell’arte, dei 10, 100 collezionisti più influenti, dei 10, 100 galleristi più esclusivi e così via ficheggiando lasciano molto tempo che trovano. Un po’ perché, a distanza di qualche anno, gira gira i nomi sono sempre gli stessi (o quasi) e un po’ perché poi alla fine chissenefrega. Però anche noi, che in genere passiamo per quelli più seri del web, spesso e volentieri ci abbandoniamo a questi piacevoli giochi di società e seguiamo con occhio abbastanza lesto le suddette classifiche. 
Il sito Artnet è una fonte preziosa. Ma l’ultima che ha sfornato è a dir poco sorprendente. Si parla dei dieci “perturbatori” che stanno cambiando il mondo dell’arte. In che senso? Cambiano la nostra stessa esperienza dell’arte, per l’attività politicamente impegnata e legata a pratiche curatoriali di alcuni artisti, perché cambiano l’immagine dell’architettura e la realtà del business legata all’arte, perché fanno collezionismo in un modo e all’interno di una rete che prima semplicemente non c’erano. E che magari hanno creato proprio loro. 
Ma il punto non sta qui, non è il criterio del merito che ci interessa. E la notizia non sta nemmeno nei nomi: gli artisti Vik Muniz e Pedro Reyes (in classifica) piuttosto che due altri qualsiasi, che so: Thomas Houseago o Tino Sehgal (non menzionati). O Tania Bruguera (anche lei in classifica) invece che Regina José Galindo. Il punto è che sette dei dieci perturbatori non hanno la pelle bianca, e il colore va dal nero deciso allo scuro meticcio. Quattro su dieci sono donne (oltre Bruguera, Jamillah James, curatrice dell’Institute of Contemporary Art di Los Angeles, la filantropa Estrellita Brodsky e Amy Cappellazzo, ex Christie’s ora al vertice del team advisory Art Agency Parters comprato a caro prezzo da Sothebys). 
Ma non basta. La maggior parte di questi guastafeste non solo non sono bianchi, ma neanche europei o occidentali e se vivono a Los Angeles (Jamillah James) o a New York (Estrellita Brodsky) ci sono arrivati da una sola generazione, provenendo dai vari sud del mondo. 
Loro, tutti e dieci, stanno perturbando e cambiando il mondo dell’arte, ci informa Artnet.
Ma forse una volta tanto l’occhiuto sito è arrivato tardi. Se questi sono i dieci da non perdere di vista per capire come sarà l’arte nel futuro più immediato, la realtà è che questo mondo è già cambiato. Per mano loro o di altri, comunque non è più governato dall’Occidente, dai bianchi e dagli uomini. E non ha più un centro definito, né figure precisamente distinte tra loro. 
Insomma, è tutta un’altra cosa da quello che si conosceva fino a pochi anni fa. E diverso ancora da quello che sarà tra breve. 

1 commento

  1. Condivido, questi elencati mi paiono già superati da tante altre forme visive che ancora oggi il mondo dell’arte cerca di scansare, ma che comunque lo stanno sostituendo in quanto ricchi di energia e di novità

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