24 febbraio 2017

“Viva la RAI” secondo Francesco Vezzoli. Anticipazioni sulla mostra che rileggerà l’Italia degli anni di piombo, tra arte e società, alla Fondazione Prada

 

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Sarà una mostra dedicata a grandi e piccini; sarà una mostra attraverso la quale i “nativi digitali” potranno approcciare gli anni ’70 dell’Italia; sarà una mostra-omaggio al Centre Pompidou italiano: l’Archivio Rai. Sono queste, più o meno, le parole che un vulcanico Francesco Vezzoli ha usato poco fa alla Fondazione Prada, per annunciare – appunto – la mostra “TV 70. Francesco Vezzoli guarda la Rai”. Un progetto corale concepito dall’artista come un suo lavoro, che sarà – assicura – un cortocircuito tra arte e società, in cui fortissimo spazio sarà riservato anche alle immagini in movimento prodotte dalla Radio Televisione Italiana nel decennio che va dal 1970 (anno dei concepimento dell’artista) fino al 1979-80, periodo in cui è nata la terza rete e che chiude, idealmente il passaggio che avverrà poi, negli anni ’80, con la nascita delle televisioni private e commerciali. 
Distribuita in diverse parti, tra cui “Arte e Televisione” a cura di Cristiana Perrella e con la consulenza scientifica di Marco Senaldi e Massimo Bernardini, oltre alla sua “messa in scena” sullo schermo del Cinema, per cui l’artista sta montando un Blob di filmati che coprono l’alto e il basso della produzione RAI, dagli show all’intrattenimento fino agli sceneggiati e ai film, dai talk dialettici dell’epoca alle esperienze culturali che hanno portato in televisione le voci di Umberto Eco o Pier Paolo Pasolini, “TV 70” si articolerà anche negli spazi di Galleria Nord, nel Podium e alla Galleria Sud. 
Il tutto, appunto, costruito insieme agli Archivi della TV di stato, e delle sue produzioni.
Un vero e proprio caleidoscopio con il percorso espositivo firmato dal duo parigini M/M (Mathias Augustyniak e Michael Amzalag, creato per quello che Vezzoli definisce il “Museo più anarchico e sofisticato d’Europa”, ovvero Fondazione Prada, con lo scopo di mostrare una serie di percorsi paralleli tenendo il decennio della propria nascita come compromesso storico. Per raccontare l’Italia di allora, tra dolore e sarcasmo, tra piombo e voglia di leggerezza, tra canzoni e pailettes e cinema impegnato. “Viva la Rai”, cantava Renato Zero, nella sigla di Fantastico, nel 1982. Non saranno più 70’s, ma forse qui si può chiudere, in attesa dell’opening il 9 maggio. 
Sopra: Raffaella Carrà sul palco di Canzonissima, 1970

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