10 luglio 2017

Il cielo all’Università

 
Di sole, di sud e di "tempo". Quello che Giuseppe Ciracì introduce fisicamente nelle immagini del paesaggio italiano, in una mostra all'ateneo di Bari

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Giuseppe Ciracì, classe 1975, è il protagonista – con le sue pitture – del programma 2017 “E_state Uniba”, proprio presso il Centro Polifunzionale per gli studenti dell’ateneo della città pugliese. Un percorso circolare, con la cura di Antonella Marino e Francesco Paolo de Ceglia, seguendo l’architettura dello spazio, per una selezione di opere ispirate alle carte leonardesche conservate nel Castello di Windsor che, trafugate da Napoleone, finirono nel Regno Unito.
Sono studi di anatomia e di geografia, di cavalli, caricature nonché un gruppo di carte geografiche, e databili tra il 1478 e il 1518, che Ciracì dal 2011 ha utilizzato come “fonti” del proprio lavoro: “Il metodo di Ciracì è rigoroso. Fatto di sovrapposizioni e sapienti assemblaggi, giochi di raffinati chiaroscuri in cui la matita imprime sulla carta potenti effetti tridimensionali. Al centro delle sue rappresentazioni abitano volti o squarci di corpi che vengono accostati a riproduzioni tratte da pagine leonardesche, che l’artista lascia esposte alle intemperie, restituendole in questo modo alla natura”, scrivono i curatori.
Ma è lo stesso artista a raccontarci invece del secondo ciclo di lavori esposti a Bari: si intitola “Azzurro Cielo” ed è «un progetto in fieri nato nel corso di quest’anno: è una riflessione intima sulla luce, la natura e il rapporto con l’uomo, maturata in questi primi anni di trasferimento da Milano al sud, in Puglia, nel Salento», ci spiega Ciracì, che aggiunge anche l’aneddoto iniziale a questo lavoro poetico e fatto di carta e disegno e – appunto – luce: «Ho iniziato osservando proprio la luce, quella luce che solo qui al sud è in grado di consumare e colorare…poi trovo in un cassetto un vecchio libro di storia dell’arte “La Natura e il Paesaggio nella pittura italiana”. Mi viene in mente che vorrei catturare proprio quella luce, il clima di questi posti e stare a guardare che cosa succede se si mette in relazione il tempo della storia contenuto in quel libro con il tempo della natura, esponendo quelle carte alle intemperie. Così strappo le pagine del libro e le lascio cuocere al sole, bagnare alla pioggia, asciugare al vento. Il cielo con le sue infinite sfumature di azzurro diventa il tetto di queste carte. Poi aspetto, giorni, mesi, il corso di una stagione. Aspetto che la natura faccia, inesorabilmente, il suo corso…». 
Un progetto sul tempo, la poesia e, non in ultimo, sulla capacità – anche in questo caso – di reiventare le immagini.
La mostra, organizzata dal Centro Interuniversitario di Ricerca Seminario di Storia della Scienza nella cornice dei festeggiamenti per il suo cinquantesimo anno di attività sarà anche parte del convegno internazionale della Società Europea di Storia delle Scienze Umane e della Società Italiana di Storia della Scienza, che si terrà a Bari dal 12 al 14 luglio.

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