02 agosto 2017

Il Museo “Cenerentola” di NY. Ma non per molto

 

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Sul red carpet a stelle e strisce dei musei più visitati al mondo non mancano ovviamente il Met e il Moma, passando per il Guggenheim. E fin qui, nulla di strano. Sorprende, invece, la Hispanic Society of America, che vanta una collezione d’arte di oltre 750,000 opere e, nel contempo, un numero inversamente proporzionale di visitatori. Alquanto esiguo. Troppo esiguo. Non a caso la benemerita istituzione si è guadagnata negli anni il triste primato di museo più triste e desolato della Grande Mela. Insomma, la “Cenerentola” dell’offerta culturale newyorkese. Eppure, come nella celebre favola, anche qui si avverte il sapore dell’ingiustizia. Sì, perché l’imponente edificio sull’Audubon Terrace (nella foto in homepage), nell’Upper side di Manhattan, sede storica dell’Hispanic Society, cela, dietro la imperturbabile facciata neoclassica, una raccolta d’arte da fare invidia persino al gettonatissimo Louvre. Ben tre Velazquez, sette El Greco, alcuni dei Goya più famosi al mondo. Tanto per cominciare. Siamo di fronte infatti alla collezione d’arte spagnola, portoghese e dell’America Latina più importante al di fuori della penisola iberica. E non è tutto, perché nella sua biblioteca sono custoditi più di quindicimila volumi stampati prima del XVIII secolo, di storia antica e moderna, arte e letteratura, non solo spagnola, ma anche sudamericana e delle Filippine. Tra i vari tesori, per esempio, si annovera una prima edizione del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes. Ma tutto questo non basta, evidentemente per attrarre il pubblico. Il tallone d’Achille? Ambienti troppo cupi, allestimenti non al passo con i tempi (e con l’agguerrita concorrenza), assenza di comfort tipici del nostro tempo. La Hispanic Society, non demorde però e, sotto la guida dell’esperto Philippe de Montebello (nella foto in alto), si avvia verso una ristrutturazione da 15 milioni di dollari sonanti che si protrarrà fino al 2019. Ma non è tutto. Nel frattempo, il museo necessita di visibilità, afferma de Montebello e, prima di tutto, di una ritrovata consapevolezza del suo patrimonio da parte dei potenziali futuri visitatori. Così ecco servita una strategia ben architettata di prestiti, 200 tra le opere di maggiore rilievo, ai colossi museali internazionali, dove il pubblico si accalca a frotte ogni giorno. Una trasferta per i capolavori della centenaria istituzione americana, a partire dal Prado di Madrid, con altre tappe che dovrebbero includere anche Città del Messico, Albuquerque, Houston e Berlino, in attesa della riapertura in pompa magna nel 2019. La ristrutturazione porterà con sé anche una nuova ala destinata alle mostre temporanee, di grande attrazione nel sistema museale contemporaneo. Tutti obiettivi sfidanti per de Montebello. Ma è proprio lui l’uomo nel posto giusto, al momento giusto. Con un curriculum in tasca da vero sogno americano. Classe 1936, ha diretto ineccepibilmente, per trentuno anni, l’acclamato Metropolitan Museum di NY (dal 1977 al 2008). Dal 2009 è docente di museologia all’Istituto di Belle Arti della New York University e co-conduttore del programma tv “NYC-ARTS”, a fianco dell’ex anchorwoman Paula Zahn. Da qualche settimana, poi, ha assunto anche la direzione della Acquavella Galleries, tra la Madison e la lussuosa Fifth Avenue. (Gaia Tirone) 
Fonte: Artnet

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