03 agosto 2017

Due cuori e un assegno da 100mila dollari

 

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Si chiama Premio Archibald, ha una lunga tradizione (dal 1921), è prestigioso e viene assegnato ogni anno al miglior ritratto, preferibilmente di uomini o donne che si sono distinti nel campo dell’arte, della letteratura, delle scienze o della politica. L’artista concorrente deve essere residente in Australasia (vale a dire in Australia, Nuova Zelanda o in una delle vicine isole dell’Oceano Pacifico). Mentre la giuria è composta dai membri del Consiglio di Amministrazione della rinomata Art Gallery of New South Wales, dove vengono esposti i finalisti.
Quest’anno il premio, che dal 2015 ammonta alla ragguardevole somma di 100mila dollari, è stato assegnato a Mitch Cairns, per il suo ritratto della moglie (in alto e in homepage), l’artista multimediale Agatha Goethe-Snape. Cairns ha distaccato di poco, ma quel tanto che basta, Jun Chen e il suo ritratto a Ray Hughes
Il segreto del dipinto che ha conquistato all’unanimità la giuria? La risposta è probabilmente contenuta nella prima dichiarazione rilasciata a caldo da Cairns: “Ho realizzato quest’opera con amore”. E poi ha aggiunto: “Agatha e io condividiamo tutto nella nostra vita; nostro figlio di due anni; il nostro lavoro come artisti e la quotidianità”. Per la serie, insomma, “due cuori e una capanna”. Che fa bene anche alla carriera, a quanto pare. La signora Cairns, al secolo Agatha Gothe-Snape non è, infatti, neanche lei un’artista qualunque, ma una delle più affermate in Australia, con opere in collezioni quali la National Gallery di Victoria, il Heide Museum of Modern Art e l’Art Gallery of New South Wales. Il neovincitore l’ha immortalata in una posizione che è stata definita “comoda nella scomodità” sul pavimento. “Inizialmente ho disegnato degli schizzi di getto – ha dichiarato Cairns –È una scena di vita domestica. Quando hai un bambino piccolo il pavimento è il luogo deputato ai giochi e alla fantasia”. Non si pensi, però, che tutti i candidati al Premio Archibald siano stati negli anni così “politically correct”. Nel 2008, per esempio, lo stravagante pittore Tim Patch, che si fa chiamare Pricasso, ha partecipato con un dipinto a olio su tela. E fin qui nulla di strano, se non avesse utilizzato il proprio pene al posto del pennello. (CBS)

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