11 settembre 2017

Banksy e i gadget in Cisgiordania

 
È merce che si potrebbe trovare ovunque: tazze colorate, magliette, stampe, portachiavi. Ma sono tutte firmate Banksy, all'Hotel Walled Off nei territori palestinesi, in Cisgiordania

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Che valore ha la paccottiglia, se è firmata? Altissimo. Se poi tazze, magliette, portachiavi e stampe sono parte dell’arte di Banksy, “l’imprendibile” street artist che, per la prima volta dopo 4 anni, metterà in vendita nuove opere, il successo è assicurato. 
Una galleria? Manco per niente, ma lo shop del Walled Off Hotel, l’albergo con la vista peggiore del mondo sul muro che separa Israele e Palestina, a Betlemme. 
Le opere in vendita includeranno crocifissi in edizione limitata che sono stati trasformati in ganci per l’arrampicata (o l’evasione?) e ornamenti costituiti da parti del muro che sorge a pochi metri.
Il negozio di articoli da regalo, che aprirà in autunno, è proprio accanto al museo e alla galleria “di protesta” che l’artista ha aperto a marzo.
E ancora, appunto, questa è la prima volta che Banksy rimette le sue opere in vendita dal 2013, quando installò a New York una piccola bancarella pop-up anonima a Central Park, dove i fortunati passanti poterono acquistare tele originali firmate per 60 dollari. Un furto rispetto ai prezzi delle opere originali che finiscono in asta. La maggior parte delle nuove opere sarà in vendita allo shop del Walled Off, ma alcuni pezzi potranno essere comprati anche online. 
Le cifre? Per qualche brandello di muro, appunto, 90 shekel (circa 20 euro) mentre per disegni o manifesti creati a mano i prezzi salgono a 500 shekel. 
Tutti gli oggetti comunque, si assicura, sono stati progettati e creati da Banksy stesso. Una vera e propria garanzia di successo, visto che è decisamente raro che lo street art metta le proprie opere in vendita, nonostante l’enorme domanda mondiale. 
In ottobre, oltre all’apertura del negozio di articoli da regalo, l’hotel Walled Off offrirà anche “visite guidate” al muro e ai suoi graffiti, in compagnia di una serie di graffitisti, come per esempio l’australiano Lush, che porteranno anche i visitatori a dipingere sulle pareti divisorie degli stati. (MB)

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