21 settembre 2017

Musei e social post terremoto

 
Solo pochi giorni fa parlavamo di Francisco Toledo e dell'operazione di aiuto messa in atto per le persone terremotate a Oaxaca. Oggi torniamo a Città del Messico

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Il 19 settembre sarà ricordato come una data tremenda in Messico: a 32 anni dal grande terremoto del 1985, due giorni fa è successo di nuovo. Una magnitudo di 7.1 gradi si è sprigionato nei pressi di Puebla, a 160 chilometri dalla Capitale messicana, e attualmente le vittime sono oltre 200. 
Come stanno invece i musei della Ciudad? Stavolta i social-media, oltre che a battere pubblico e consensi, sono stati la strada più veloce per resocontare la situazione quasi in diretta. 
Il Museo Nacional de Arte, il Museo Frida Kahlo, il Jumex, l’ Instituto Nacional de Antropología e Historia, il Palacio de Bellas Artes e il grandissimo Museo Nacional de Antropologia e Historia al Bosque de Chapultepec non sembrano aver subito danni ingenti, anche se le porte sono ovviamente chiuse per controlli.
A Puebla invece, il museo  d’arte Museo Amparo e il Museo Internacional del Barroco, aperto nel 2016 in un nuovo edificio progettato dall’architetto giapponese Toyo Ito stanno bene, mentre il centro espositivo locale, il Centro Expositor, è stato convertito in un riparo di emergenza dopo il sisma, stando all’account twitter dell’istituzione. 
Chiuso, per ora, il Frida Kahlo a Coyoacan, uno dei centri più colpiti per quanto riguarda le architetture private, mentre il Museo Soumaya, che ospita la raccolta del milionario Carlos Slim, ha annunciato su Twitter che “Tutto è a posto”, martedì sera. 
Pericolo scampato anche per le gallerie private: lo spiega ad Artnet Cristina O. Nava direttrice dell’Art Week di Città del Messico, che doveva iniziare oggi: “rinviata fino a nuovo avviso”.
Kurimanzutto, invece, forse la più blasonata galleria d’arte contemporanea messicana, si è messa – a sua volta sui social network, a fare da “ponte” per gli aiuti e Amelia Hinojosa, nel board della galleria, ha affermato che gli artisti, le strutture e le opere sono state in gran parte indebolite dal terremoto e che, appunto, il personale si è mobilitato per raccogliere cibo, acqua, strumenti e medicine per aiutare i meno fortunati. 
Fonte: Artnet.com

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