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Non fu un incidente a porre fine alla vita di Vincent Van Gogh. A rivelarlo, una serie di testimoni considerati più che attendibili, tra i quali il Caffè di notte, il Campo di grano con volo di corvi, la Notte stellata e, soprattutto, gli autoritratti. Perché in “Loving Vincent”, a raccontare l’arte, la vita e tragica morte dell’artista tormentato per antonomasia, saranno le sue stesse opere. Il film, scritto e diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman, sarà nelle sale italiane il 16, 17 e 18 ottobre ed è interamente composto da dipinti su tela, realizzati nello stile di Vincent van Gogh, da un team di 125 artisti in un lavoro durato sei anni. Ogni ripresa si basa su un’opera, ridipinta più volte a seconda delle azioni dei personaggi, con sequenze visive che risaltano con vividezza. «Credevamo che la parte più difficile sarebbe stata dipingere e invece la cosa più complessa è stata reperire i fondi», ha commentato Welchman. Strano a dirsi, per un film incentrato su una figura tanto popolare ma che, per la sua peculiare realizzazione, non ha un target di riferimento. Ma alla fine, i soldi sono stati trovati, circa 5 milioni di dollari e, adesso, il film entrerà nelle sale con tanto di approvazione del Van Gogh Museum di Amsterdam, che ha anche aiutato le ricerche e supporterà la distribuzione del film in Olanda. E chi volesse portare a casa un ricordo tangibile del film, potrà acquistare anche una delle tele, in vendita con una valutazione da 1.200 a 9.500 dollari.