16 novembre 2017

Urs Fischer e Marcel Broodthaers in Garage. E il museo della ex coppia Zhukova-Abramovic festeggia dieci anni

 

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La Russia è in festa. Dopo le celebrazioni dedicate al centenario della Rivoluzione d’Ottobre e in attesa dei Mondiali di calcio che si disputeranno a giugno, si preparano i festeggiamenti per i dieci anni di Garage. Potrebbe sembrare riduttivo chiamarlo così, visto che si tratta del museo d’arte contemporanea voluto dalla coppia vip russa per antonomasia, ovvero Darya Zhukova, per gli amici Dasha, figlia dell’imprenditore russo Alexander Zhukov e già nel board del LACMA-Los Angeles County Museum of Art, e Roman Abramovic. Nel suo curriculum c’è la voce “tra gli uomini più ricchi al mondo secondo Forbes” ma nessun incarico presso prestigiosi musei, a parte il suo ovviamente. Questo non gli ha impedito di aggiudicarsi, nel 2008, un trittico di Francis Bacon del 1976, un top lot di 86 milioni di dollari da Sotheby’s che ha fatto giurisprudenza. 
Il museo fu istituito dai due novelli sposi nel 2008 per esporre le loro collezioni d’arte contemporanea e supportare la cultura russa ma solo dal 2015 ha trovato una sede permanente, in un edificio progettato da Rem Koolhaas sulle fondamenta di uno storico ristorante a Gorky Park, il Vremena Goda. Ma si sa che l’arte supera gli uomini, anche in termini di affidabilità e così, mentre il matrimonio è finito con un divorzio che però sembra non aver lasciato strascichi drammatici – «Resteremo amici, genitori e partner dei progetti che abbiamo sviluppato insieme», si leggeva nella nota stampa diffusa dai due ad agosto 2017 – Garage ha recentemente inaugurato una mostra di Takashi Murakami e si accinge a tagliare il fatidico traguardo del primo decennale. 
Si parte alla grande ancor prima di iniziare, con la grafica e le animazioni a tema festeggiamento curate da Urs Fischer, già protagonista al museo russo nel 2016, con una personale. Il calendario delle esposizioni si aprirà con anniversario nell’anniversario, per “Bidding for Glasnost”, che ricorda la prima asta moscovita di Sotheby’s, nel 1988, e che illustrerà le ramificazioni del mercato dell’arte in quella società, comunista ancora per poco. Un’occasione molto significativa per Abramovic, che proprio in quegli anni dava inizio alle sue attività, cavalcando le onde della uskorenie e della perestrojka, l’accelerazione dello sviluppo e la trasparenza politica intraprese da Michail Gorbačëv. Tra le mostre primaverili, un salto indietro nel tempo con “The Other Transatlantic”, dai meravigliosi eighties all’Arte Cinetica e all’Op Art degli anni ’50 e ’70. Per questa occasione, sarà riproposta anche l’installazione ambientale di tredici metri, commissionata dall’Istituto di Energia Nucleare, nel 1967, a Vyacheslav Koleychuk. Un focus sul ’68 verrà proposto per “If our soup can could speak: Mikhail Lifshitz and the Soviet Sixties”, che mostrerà le relazioni tra l’arte progressista e la politica, a cura del dipartimento di ricerca di Garage, che ha lavorato per tre anni su questo progetto. Non solo temi impegnati ma anche attenzione al panorama internazionale, con una mostra sullo sport, precisamente sul calcio, a cura di Juergen Teller, e con una grande retrospettiva dedicata a Marcel Broodthaers. (MFS)

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