22 gennaio 2018

Attraversando il contemporaneo su Instagram. Greta Scarpa ci parla di Not-peripheral project

 

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É un instagram based project e vuole approfittare delle potenzialità del social network più iconico, non solo per mostrare il contemporaneo che accade al di fuori dei grandi circuiti metropolitani dell’arte, arrivando da Marrakech al Mar Egeo passando per Glasgow, ma anche connettere potenziali collezionisti, sedurre pubblico e, non in ultimo, farci conoscere la vita professionale dei rispettivi partecipanti. Si chiama NOT-PERIPHERAL PROJECT ed è una piattaforma ideata da Greta Scarpa, attualmente impegnata anche nel board curatoriale di The Others Art Fair. Potrete scoprirla nelle prossime righe ma noi vi consigliamo anche di mettere un follow a @not_peripheral, per farvi portare, dalle stories e dalle immagini, in giro per le città e non solo dentro le mura degli spazi. 
Ci racconti di NOT-PERIPHERAL PROJECT dal principio? Come ti è venuto in mente e come hai iniziato a coinvolgere gli spazi? 
«Era da un pò di tempo che riflettevo sui meccanismi legati a Instagram, il quale viene utilizzato come dispositivo per modellare una propria identità ideale on-line e costruire una certa presenza, utile in certi casi anche alla promozione personale e professionale. Nel mondo dell’arte sono diversi gli artisti che hanno iniziato ad esplorarne le possibilità, pensiamo a Maurizio Cattelan (@mauriziocattelan), Cindy Sherman (@_cindysherman_), Molly Soda (@bloatedandalone4ever1993) o Amalia Ulman (@amaliaulman). Gli artisti emergenti stanno iniziando a capire quanto questo mezzo sia potente anche dal punto di vista della vendita delle opere, non è più indispensabile essere rappresentati da una galleria per garantirsi un network di collezionisti. Spesso sono i collezionisti stessi a navigare Instagram alla ricerca degli artisti e ancora piu spesso è tramite Instagram che un artista emergente viene notato, ottenendo la sua prima mostra personale o la sua prima pubblicazione. É famoso il caso di Richard Prince nei confronti di Genieve Figgis (@genievefiggis) e Bp Laval (@tenting01). Il potenziale è enorme. NOT-PERIPHERAL PROJECT nasce quindi con l’idea di offrire una piattaforma aggregativa per gli spazi sperimentali che lavorano fuori dai grandi centri dell’arte e al pubblico un luogo in cui trovarli. Inoltre gli spazi partecipanti entrano a fare parte di un database, grazie al quale avranno sempre acceso ai rispettivi contatti, a prescindere dal momento in cui hanno preso parte al progetto. La ricerca dei primi partecipanti si è svolta in parte inseguendo connessioni con altri followers, in parte tramite suggerimenti di amici artisti o curatori». 

Cosa ti aspetti dalla rete? 
«Ke’ch Collective da Marrakech (@kech_collective) ha inaugurato il progetto il 15 gennaio, andremo avanti fino a luglio con il “primo slot” che coinvolge in questo ordine Suburbia da Granada (@suburbiagranada), Bistro 21 da Lipsia (@bistro21_artspace), David Dale Gallery and Studios da Glasgow (@david_dale_gallery), Superdeals da Bruxelles (@superdealsbrussels), K-Gold Temporary Gallery dall’isola di Lesbo (@kgoldtemporarygallery) e SWIMMINGPOOL da Sofia (@swimmingpoolprojects); mi aspetto che il pubblico si interessi all’ottimo lavoro di questi spazi e che ne sappia apprezzare le differenti ricerche. Inoltre spero possa interessare ai followers vedere grazie alle “stories” il contesto in cui agiscono gli spazi, dove escono, le strade che percorrono, le mostre che vedono e così via». 
Pensi che la rete possa aiutare le periferie dell’arte ad avere un nuovo posizionamento? 
«Credo possa aiutare gli spazi periferici a sviluppare nuove opportunità. In rete è tutto più democratico e non importa che tu sia a Hong-Kong o a Lipsia per l’appunto. É il lavoro che diventa centrale. Se qualcuno di questi spazi e i loro artisti otterranno delle opportunità che li porteranno ad avanzare nella loro carriera, il mio lavoro avrà avuto un senso». 

In home: David Dale Gallery and Studios
In alto: Bistro 21

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