23 gennaio 2018

Tutto quello che vogliamo sapere su SetUp Fair 2018. Le anticipazioni di Simona Gavioli

 

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«Art grows here», e già! Manca poco più di una settimana e a Bologna si inaugurano già mostre importanti, si raccontano retroscena. Con enti, associazioni, albergatori e ristoratori sintonizzati. L’attesa è vivace, più di altri anni, diverse le novità e tra queste la “nuova” SetUp Contemporary Art Fair. Cosa ci riserva la scena indipendente che si presenta quest’anno? In attesa della conferenza stampa di presentazione di venerdì, 26 gennaio, a Palazzo Pallavicini, abbiamo chiesto alla Presidente Simona Gavioli di rispondere a qualche curiosità. Stessa squadra femminile al lavoro e stesso format vincente, per cui ogni espositore italiano e straniero porta a SetUp una propria mostra (con un artista e un curatore under 35) oltre che i suoi nomi di punta. Interessanti i premi, sfaccettata la proposta Off Project. Ma non mancano cambiamenti sostanziali. 
L’attenzione e lo sforzo organizzativo di questo ultimo anno si sono spostati dall’Autostazione di Piazza XX Settembre al centralissimo Palazzo Pallavicini, come rispondete alle considerazioni di chi vede la scelta di cambiare sede come la rinuncia all’anima “underground” della vostra Fiera? Vi sentite meno “alternative”? Forse tutt’altro… 
«L’esigenza di trovare una nuova casa per SetUp si era manifestata ormai da qualche anno. Con Palazzo Pallavicini non perdiamo la nostra identità, ovvero continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto. Aiutare l’arte a crescere, creare un ecosistema fertile. D’altronde in questo palazzo, nel 1770, un bambino di nome Wolfgang Amadeus Mozart suonò per un pubblico di bolognesi. Questa città ha sempre saputo riconoscere i germi del genio e della bellezza laddove si annidano. E quello del concerto di Mozart ci sembra un precedente benaugurante». 

Rispetto al nuovo spazio, vi sembrano cambiati in modo site specific i progetti presentati dagli espositori? 
«Ovviamente gli espositori si dovranno adeguare allo spazio e, per una fiera d’arte come la nostra, il contenitore non è certo un dettaglio. Ma l’anima di SetUp non cambia. Certo, l’Autostazione e Palazzo Pallavicini sono due spazi molto diversi, ma è stato un cambiamento fatto proprio per non dover cambiare la nostra identità ma allo stesso tempo per poter crescere». 
Si è scelto, come in Arte Fiera e per il programma Art City dunque in linea con la proposta corale di quest’anno, di selezionare ulteriormente, quindi ridurre, il numero di gallerie partecipanti; così come di rinunciare all’area Talk: non ci saranno conferenze ma più spazio e tempo per dialoghi e scambi ad personam. Quale il vostro pubblico desiderato? 
«Il nostro spettatore ideale deve avere soprattutto una caratteristica: la curiosità. Guardando a queste prime cinque edizioni di SetUp, una delle cose delle quali andiamo più orgogliose è aver avvicinato tantissime persone, soprattutto tanti giovani, all’arte contemporanea. Bologna è una città molto ricettiva per gli stimoli culturali, ma anche molto esigente. Poi, inutile fare le ipocrite, si deve tener conto anche del mercato. Ma se fai le cose con cura, con amore e, soprattutto, con onestà, il mercato ti premia sempre». 
Guardando agli aspetti organizzativi, inoltre avete previsto la chiusura serale a mezzanotte, anticipando di un’ora anche l’ingresso, quindi non è più che “alla fine della Fiera c’è SetUp”. SetUp ha una sua identità, oltre la concomitanza di altri eventi. Quale è la vostra posizione sull’arrivo di Paratissima in città? 
«Siamo felicissime. Più eventi ci sono nell’Art Week bolognese che ruota attorno ad Artefiera e più cresce l’attrattività di Bologna in questi giorni. Più è ricco il programma che si offre agli appassionati e più aumenta il valore di ogni singolo evento, compreso SetUp. Noi lo diciamo da quando abbiamo cominciato e ci fa molto piacere che in tanti se ne stiano rendendo conto». 
In questi anni avete sempre curato la proposta food puntando sul piacevole binomio arte&intrattenimento che la visita in Autostazione concedeva fino a tarda notte, quali le sorprese che ci riservate nel 2018? 
«Bologna è nota nel mondo per essere una delle città dove si mangia meglio e noi non possiamo certo tirarci indietro. Ci saranno proposte gastronomiche, anche se più circoscritte rispetto al passato. Essendo in una posizione ancora più centrale chi starà in giro nelle notti dell’arte bolognese non avrà certo difficoltà a soddisfare il palato altrettanto che gli occhi. E SetUp non mancherà, come sempre, di stupire». 
A proposito del tempo e dell’attesa – tema guida di questa edizione – cosa attendete? Come vi immaginate e dove tra altri 6 anni? 
«Difficile dirlo. Saremo sicuramente dalla stessa parte della barricata: dalla parte di chi crede che il lavoro sui beni culturali, sulla nostra storia, ma anche sullo straordinario fermento che attraversa le nostre città e che spesso fa fatica a emergere, possa essere la benzina per costruire il futuro di questo paese. Dalla parte di chi crede che l’arte abbia la possibilità, ma anche il dovere, di creare un mondo migliore. In quale forma e in quale veste dipende, appunto, dall’attesa. Che non è mai una perdita di tempo, ma un investimento sul futuro. Nell’epoca dell’immediatezza a tutti i costi, la fretta può essere nemica della bellezza. E noi non abbiamo fretta». (Cristina Principale)

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