28 gennaio 2018

Trasognando il mondo

 
Il mistero della vita e l’incanto del quotidiano reinventato dal Realismo Magico italiano nel primo Dopoguerra. Al Mart di Rovereto

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L’attitudine di una reinvenzione metafisica, sospesa e magica della realtà non circoscrive uno stile vero e proprio o un movimento artistico compatto maturato tra il 1925 e gli anni 1930 nell’ambito di un generico “ritorno all’ordine” intorno al gruppo del Novecento Italiano capitanato da Margherita Safatti, ma è una tendenza che si snoda in maniera autonoma e corrisponde piuttosto a un modo di percepire la realtà per interpretarla secondo una pittura tutt’altro che arcaica e classicista. 
Definita “Realismo magico” per la prima volta dal critico Franz Roht, nel 1925, brillante allievo dello storico dell’arte Heinrich Wolfflin, autore di una storia dell’arte (1915) senza protagonisti in favore di categorie formali (Concetti fondamentali della storia dell’arte), l’ossimoro compare nel primo numero della rivista “Valori Plastici” in uno scritto di Alberto Savino dedicato al fratello de Chirico. 
La predisposizione d’animo di far incontrare l’arte con la magia è condizione dello spirito di un gruppo di artisti novecentisti condivisa da Massimo Bontempelli (corifero italiano del Realismo Magico), Rom Landau e Giorgio De Chirico. Un’atmosfera che ha attraversato l’Europa, ruota intorno a una visione incantata delle realtà, satura di arie misteriose alla ricerca di una età dell’innocenza perduta nel 1920, dopo il primo conflitto mondiale. E, nel tentativo di “ricostruire” una nuova visione del mondo sulle tracce di una nuova pittura nel pieno climax novecentista meno oggettiva e più mentale, compaiono scene di vita quotidiana strettamente legate alla sensibilità dell’uomo contemporaneo, privo di valori e fedi, immerse in una luce fredda e distaccata, situazioni congelate quasi iperrealiste, dove accadono situazioni immobilizzate in un eterno presente. 
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Ubaldo Oppi, Ritratto della moglie sullo sfondo di Venezia, 1921 Collezione privata, Roma

Dal bisticcio semantico e stridente contraddizione tra il realismo e la magia, prende forma una pittura sui generis riconoscibile, contro i dinamismi futuristi e le distorsioni dell’Espressionismo, un ribaltamento di segno rispetto agli audaci linguaggi delle avanguardie e in particolare della Nuova Oggettività tedesca. 
La declinazione della pittura moderna realistico-magica si colloca in una posizione laterale rispetto al recupero di modelli della tradizione figurativa quattrocentesca o alle invenzioni metafisiche dechirichiane, e tal proposito ricorda Massimo Bontempelli, nel 1927: “Quei due termini della pittura quattrocentesca – precisione realistica e atmosfera magica – aveva tentato di riprenderli il Cubismo…In nessun’altra arte troviamo nel passato parentele più strette che con quella pittura di cui abbiamo parlato, in nessuna vediamo così in pieno attuato quel “realismo magico” che potremmo assumere come definizione della nostra tendenza”.
Chi sono i realisti magici italiani? Il primo della lista è Felice Casorati, seguono Cagnaccio di San Pietro, Antonio Donghi, Ubaldo Oppi, Achille Funi, Carlo Levi, accanto a Piero Marrussig a Mario e Edita Broglio, Leonor Fini, Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Gregorio Sciltian, Carlo Socrate, Cesare Sofianopulo, questi e altri autori, declinano un’affascinante attitudine “straniante” con stilemi e formule diverse. 
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Carlo Carrà, Le figlie di Loth (1919), olio su tela, cm. 111 x 80, MART Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto

Per conoscere le modalità espressive di una pittura diversamente realista più o meno ispirate alla pittura novecentista, sulla scia della metafisica e del surrealismo, è illuminante la mostra “Realismo Magico. L’incanto della pittura italiana degli Anni Venti e Trenta” ospitata al Mart di Rovereto (fino al 2 aprile 2018) a cura di Gabriella Belli (ideatrice, ex direttrice del Mart ) e Valerio Terraroli, in collaborazione con 24OreCultura (Catalogo Electa). L’importante mostra itinerante è la prima tappa di un progetto espositivo che nel 2018 approderà all’Ateneum Art Museum di Helsinki (1 maggio-19agosto 2018) e al Folkwang Museum di Essen (27 settembre 2018-13 gennaio 2019). 
Al Mart circa 70 opere, concepite nel primo Dopoguerra, dimostrano che il filo conduttore della sublimazione della realtà, non ha una data precisa di chiusura delle sue investigazioni, al contrario il Realismo magico investiga il potenziale prospettico attraverso l’uso “geometrico” della luce, con la rappresentazione di atmosfere sospese tra mimesis, copia non meccanicistica e reinvenzione della realtà. 
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Fortunato Depero, Chiesa di Noriglio, 1957-1959, olio su tela, cm 108 x 65, Mart, fondo Depero

Anche se negli anni’30, in seguito all’affermazione del Muralismo di Sironi (il manifesto è del 1933), l’affermazione europea del Surrealismo di Breton e una sottesa avanzata della corrente razionalista europea, con forme astratto- geometriche come espressione libera, contro le arti dei regimi totalitaristi, in un ambito italiano in cui ancora prevale l’ideologia politica, molti artisti risponderanno alla virata celebrativa nazional-imperialista delle arti di questo periodo rifugiandosi in un percorso autonomo, intimo, isolato e solitario. La mostra ci interroga sul come la pittura, nel tentativo di reinventare nuove e vecchie forme, cerca di ricostruire valori formali e compositivi messi in discussione dalle avanguardie storiche. Le opere non seguono un ordine cronologico preciso, ma quello artistico per associazioni tematiche, compositive e cromatiche e aree geografiche. È contemporaneo lo sguardo cinico di Cagnaccio di San Pietro sul mondo e sui modi di vivere della società ipocrita borghese, incantano le atmosfere e i volti di donne-sfingi di Felice Casorati, sorprendono per minuzia di dettagli i dipinti di Gregorio Sciltian, seduce un giocoliere con cilindro sospeso sul sigaro di Antonio Donghi, e altri incantesimi dipinti in “scene di ordinario mistero”. Questi artisti in particolare dopo gli anni ’30, resteranno ancorati alla loro visione magica del quotidiano, anche durante gli anni Quaranta. La mostra è un’occasione per riflettere in generale sull’attualità del tema di realismi in pittura, e come è noto, il dibattito intorno al valore della figurazione coincide con la necessità di analizzare l’evoluzione della pittura: un linguaggio tradizionale che si rinnova costantemente, e continua a vivere. Si ricordano le atmosfere sospese nei dipinti di Balthus, Edward Hopper, Gherard Richter con still-life incantevoli, o Botero. L’eredità di un magico realismo si ritrova nelle immagini che investigano la metafisica della vita quotidiana, nelle scene oniriche surreali dalle dimensioni spaesanti fuori dal tempo immobilizzate in una luce fredda. 
Anche la fotografia contemporanea, da Luigi Ghirri a Jaff Wall, tanto per citare alcuni “eredi”, ha trovato nell’incanto oggettivo della realtà una cifra estetica e il cinema continua a inventare inquadrature sospese tra realtà e finzione.
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Vito Timmel, Ritratto della signora Rostirolla, 1939/1941, olio su tela, Collezione privata, Trieste

Il Mart diretto da Gianfranco Maraniello, firmato da Mario Botta, e concepito in armonia con il contesto paesaggistico, è l’altro Pantheon riconoscibile per la cupola vetrata all’ingresso della maestosa architettura, un’istituzione culturale che vanta oltre tre milioni di visitatori. Quest’anno il museo festeggia i suoi quindici anni di attività espositiva, non solo con la mostra dedicata al Realismo Magico, ideata in continuità con la mostra precedente “Un’eterna bellezza”, ma mettendo a confronto la sua importante collezione permanente (più di 20mila lavori da fine Ottocento a oggi) con le tendenze artistiche italiane più significative del Novecento, puntando su due artisti roveretani DOC, Fortunato Depero e Fausto Melotti. La sua collezione comprende tra le opere più significative dal Futurismo alla Metafisica e di altri maestri dell’arte italiana. Inoltre, fino al 14 febbraio si consiglia la mostra “Le Collezioni. L’irruzione del contemporaneo”: un percorso dedicato alle raccolte del museo fra gli anni Cinquanta fino a oggi, capace di raccontare con opere le vicende più significative dell’arte italiana, passando da Aberto Burri, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Salvatore Scarpitta, Grazia Toderi, fino al nuovo allestimento con opere di Joseph Kosuth, Hnne Darboven, Sol LeWitt, Hamish Fulton, Adrian Paci e Mark Leckey. 
Completa il nuovo percorso il rinnovamento delle opere ospitate sulle pareti del “muro” ideato per il Mart da Jonathan Monk, ed è imperdibile la grande installazione di Duglas Gordon. Le altre due mostre da non perdere sono la prima grande retrospettiva dedicata a Carlo Alfano (1932-1990) e l’esposizione monografica di Francesco Lo Savio (1935-1963), entrambe aperte al pubblico fino al18 marzo. 
Jacqueline Ceresoli

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