21 febbraio 2018

L’Arcipelago diffuso del nostro Paese. Presentato il progetto del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura

 

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La qualità dello spazio urbano, del territorio e del paesaggio, i riferimenti principali e le finalità della stessa architettura, questi i temi proposti Yvonne Farrell e Shelley McNamara, curatrici della prossima Biennale di Venezia. E l’Italia, coerentemente con i temi proposti, ha presentato un progetto collettivo e interdisciplinare sviluppato grazie a una call nazionale lanciata da Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia 2018, che ha fotografato lo spaccato dell’architettura contemporanea nelle aree interne del nostro territorio. Luoghi spazialmente e temporalmente lontani dai centri di servizio essenziali, che rischiano lo spopolamento e sono estranei alle dinamiche delle metropoli ma che occupano la gran parte del territorio nazionale. Uno spazio che percorre la dorsale montuosa italiana e si sviluppa anche sulle isole, è questa la realtà composita della nostra particolare geografia urbana che procede per grandi aggregati rurali, foreste e boschi celando piccoli centri, sedi del nostro patrimonio culturale e base della produzione economica nazionale. 
L’ Arcipelago Italia 2018 non sarà un’esposizione di opere o la personale di un archistar ma una ricerca-azione su questi territori, un percorso che, partendo da esperienze e documenti delle comunità, da storie di paesi, comuni e borghi con le loro terre, rintraccerà, in alcuni degli esempi di architettura contemporanea emersi dall’indagine, relazioni tra le architetture e il paesaggio, possibili nessi di continuità o dialoghi già esistenti con le società in cui questi monumenti o opere pubbliche si trovano e con le quali si rapportano. 
La ricerca riguarda varie problematiche sociali, da quelle ambientali sulla sostenibilità e l’inquinamento, al problema dello spopolamento – causato, in parte e soprattutto negli ultimi anni, dalle distruzioni dovute ai numerosi terremoti, che ha portato alla scomparsa di intere comunità e alla rottura del vivere quotidiano di quei luoghi – dalle norme di sicurezza per la costruzione degli edifici, alla riqualificazione di infrastrutture, percorsi e sentieri da riscoprire e valorizzare, dai nuovi spazi per la salute, al rapporto tra la comunità e la permanenza nei luoghi. 
Con un itinerario costituito da tappe diverse e discontinue che si snodano lungo questa complessa realtà geografica, i progetti ripensano e elaborano risposte concrete per un futuro possibile, piccole azioni di miglioramento, interventi di cucitura per rispondere nell’immediato alle esigenze e ai desideri di chi vive in questi luoghi per avviare un processo di rigenerazione territoriale e di nuove forme di sviluppo. (Elisa Eutizi)

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