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È una delle vicende più intricate e tragiche della Prima Repubblica e, ancora oggi, sono molti i lati oscuri sul caso Aldo Moro, «il cavallo di razza» della Democrazia Cristiana. Nel 2018 cade il quarantennale del sequestro e sono state appena cancellate le svastiche e gli insulti apparsi ieri mattina sulla lapide di via Stresa, dove, il 16 marzo del 1978, le Brigate Rosse rapirono il presidente della DC, uccidendo i cinque uomini della scorta.
E dal 16 marzo 2018, il MAXXI esporrà 3,24 mq, opera di Francesco Arena che riproduce in dimensioni reali l’angusto spazio nel quale Moro fu tenuto prigioniero per 55 giorni, fino al 9 maggio, quando il corpo senza vita del politico fu ritrovato in via Caetani, nel portabagagli della Renault 4 rossa. Durante i giorni di esposizione, saranno organizzati incontri con storici, studiosi, giornalisti, scrittori.
«Avevamo già in programma questa celebrazione, ma oggi più che mai ci sembra necessaria. Anche un’istituzione come il MAXXI deve fare la sua parte per contrastare ogni segnale di imbarbarimento del clima culturale e sociale del nostro Paese. Ci auguriamo che vengano in tanti, soprattutto giovani, ad assistere agli incontri e a vedere con i propri occhi un’opera d’arte che ci fa rivivere in modo profondamente toccante uno dei momenti più tragici della nostra storia recente», ha detto Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI.