24 febbraio 2018

Ridare voce ai volti. In mostra al Teatro del Barrio di Madrid le opere di Santiago Sierra censurate da ARCO

 

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In questi giorni, a Madrid, sarà possibile vedere Presos políticos españoles contemporáneos, l’opera di Santiago Sierra censurata dalla gallerista Helga de Alvear in seguito alle pressioni dei responsabili di IFEMA-Institución ferial de Madrid e ritirata, non senza suscitare polemiche, dalle opere in esposizione ad ARCO. Promotore dell’iniziativa è il Teatro del Barrio, luogo di sperimentazione teatrale e artistica nato nel 2014, dove i movimenti sociali cittadini trovano voce, nel cuore del quartiere di Lavapiés. 
L’opera di Sierra, infatti, ritrae, in 24 immagini pixelate, i volti di personaggi come Oriol Junqueras, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, politici catalani, ma anche di Alfonso Lázaro e Raúl García, i marionettisti arrestati nel 2016 per uno spettacolo di Carnevale, con l’accusa di istigazione all’odio e di apologia del terrorismo, nonché di alcuni attivisti del movimento 15-M. 
In una nota pubblicata attraverso la pagina Facebook del teatro, gli attivisti hanno scritto di essere fedeli alla Libertà di Espressione, garanzia di uno Stato di Diritto, e che per questo hanno deciso di esporre una replica del lavoro di Sierra. A seguire, una nota dell’artista, nella quale si spiega che «In Spagna, il criterio per stabilire la definizione di prigioniero come politico, già di per sé poco chiaro, è ancora più confuso a causa della transizione franchista e del prolungamento dei conflitti nazionalisti successivi che hanno generato un contesto nel quale ogni tipo di attività (esercizio della libertà di espressione e di riunione, militanza…) può essere catalogata come reato terroristico». Si cita, poi, la controversa Ley Mordaza che ha «Ampliato enormemente i presupposti del reato fino a includere opinioni ed atti di disobbedienza come, ad esempio, l’atto di tentare di impedire collettivamente gli sfratti». 
L’opera, dunque, persegue l’intento principale di sensibilizzare l’opinione pubblica, dando visibilità a tutte quelle persone che, per aver tentato di diffondere il loro pensiero senza aver usato la forza, sono ora in carcere. Per adesso non è stata prevista una data di chiusura dell’esposizione, aperta il 23 febbraio, ma tutta la comunità è invitata a visitarla nei prossimi giorni. (Chiara De Bellis)

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