19 marzo 2018

Tu ed io, e la nostra identità

 

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La storia di Yentl e Laura s’intreccia con quella di Laurens e Yentl e ci racconta di come le diversità rivelino le identità di ognuno, attraverso la serie fotografica di Judith Helmer (Paesi Bassi, 1982) in Identically Different (2016). Un progetto che ripercorre le vite di due gemelle monozigote, perfettamente identiche per tanti, fino a quando Laura non diventa Laurens. L’artista ha deciso di seguirle in questa fase di scoperta e di affermazione della loro identità, attraverso scatti restituiti dalla pellicola di una vecchia macchina fotografica. Sono ritratti di famiglia raffinati che colgono solo la coppia, accompagnati da immagini delle protagoniste da bambine, questi non rivelano niente dell’ambiente familiare, vedi la classe sociale o i gusti personali. Questi ritratti si concentrano sulle identità fisiche, ma che grazie a semplici gesti, come un abbraccio, ci parlano di complicità e di affetto. Si tratta non solo di una testimonianza oculare, ma di un lavoro sulla ricerca del sé, sull’accettazione di essere transgender. Il cambiamento non riguarda solo Laurens? “Esatto, è un focus sulla nuova identità di Laurens ma anche su quella di Yentl. In questo senso le relazioni familiari sono importanti. Infatti, il progetto, ad oggi in corso, svilupperà anche il rapporto con i nonni, fondamentale nella crescita di entrambi.” Afferma l’artista. Il progetto di Judith Helmer è presentato insieme a quelli di 49 giovani fotografi europei, al festival Circulation(s) al 104 di Parigi, fino al 6 maggio. Tra i progetti di rilievo anche quelli di Giulia Berto con Fragments, di Alessandra Calò con Kochan e di Francesca Catastini con The modern spirit is vivisective, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura. Per questa ottava edizione, sponsorizzata dalla curatrice inglese Susan Bright, tra gli invitati troviamo anche la galleria ucraina Rodovid e la scuola moscovita Rodchenko Art. (livia de leoni)

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