30 marzo 2018

Italia chiama Pakistan

 
Storia di un concorso per sostenere i giovani artisti del Paese asiatico, che saranno in mostra a Milano. Ecco i vincitori: Amber Hammad, Mahbub Jokhio e il duo Babar & Kushan

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Rashid Rana, Imran Qureshi, Salima Hashmi, sono solo alcuni degli esponenti dell’arte contemporanea pakistana già noti al pubblico internazionale, ma purtroppo nel nostro immaginario collettivo il Pakistan è ancora un Paese legato quasi esclusivamente ai conflitti, agli attentati, o alle violazioni dei diritti umani. Poco invece si sa della sua vivace scena culturale, dei cambiamenti in corso e di quanto questo Paese, attraverso l’arte, sia riuscito a rimanere in contatto con il resto del mondo anche nei momenti più bui della sua storia.
Proprio con l’intento di fare conoscere al pubblico italiano i fermenti della scena artistica pakistana e sostenere i giovani artisti under 40 di questo Paese, la Italian Friends of The Citizens Foundation (IFTCF) ha istituito nel 2017 il concorso “Artisti Emergenti Pakistani”. Ai tre vincitori verrà offerta a maggio 2018 una residenza per artisti a Villa Poggio Verde a Barzanò (LC) e ai 35 artisti selezionati la possibilità di partecipare alla mostra che si terrà nell’autunno di quest’anno a Milano dal titolo “Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan”: la prima mostra collettiva di arte contemporanea pakistana in Italia, al Museo Diocesano.
I tre vincitori del concorso “Artisti Emergenti Pakistani” sono Amber Hammad (Lahore, Pakistan 1981), Mahbub Jokhio (Mahrabpur, Pakistan 1992) e il duo Unum Babar (Lahore, Pakistan 1986) & Matt Kushan (Cleveland, USA 1987) e per meglio conoscere il loro lavoro ed il contesto in cui operano, abbiamo rivolto ad ognuno le stesse domande registrando i loro (diversi?) punti di vista.
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Amber Hammad, Unveiling the visible
Cosa significa essere un artista nel Pakistan del 2018? Quale ruolo gioca l’arte nel vostro Paese oggi? 
Amber Hammad: «Sebbene si possa presumere che la percezione negativa del Pakistan nel mondo dei media possa danneggiare la crescita dell’industria contemporanea del Paese, in realtà non ha influito sulla creatività. Leonardo da Vinci disse: “Ci sono tre classi di persone: quelle che vedono, quelle che vedono quello che viene mostrato, quelle che non vedono”. Gli artisti in Pakistan continuano a proporre immagini per la gente che vuole vedere, pensare e mettere in discussione il mondo in cui viviamo».
Mahbub Jokhio: «L’arte contemporanea per la sua caratteristica di essere orientata ad indagare sui problemi, si interroga molto sulla società, la analizza e cerca di capire come evolve. Essere un artista mi consente di individuare e commentare quei problemi e quelle esperienze dei miei tempi, che altrimenti sarebbe difficile raccontare. Questo è un Paese in cui l’instabilità socio-politica fornisce da un lato una gamma molto ampia di argomenti su cui lavorare, d’altra costringe a parlare quasi esclusivamente di questo. L’arte nel mio Paese è un’ironia (situazionale)».
Unum Babar & Mattew Kushan: «Nel nostro mondo sempre più piccolo, è difficile dire che la definizione dell’”artista pakistano” differisca troppo da quella di artista altrove. Come in altri luoghi, tradizionalmente gli artisti sono stati agenti di cambiamento, in grado di commentare le questioni sociali e toccare la vita delle persone con le sfumature più diverse. Questa per altro è un’enorme responsabilità e nell’era dell’attivismo dei social media, forse eccessiva. E l’unico modo per tentare di assolvere a questo compito è quello di collegarsi ad un pubblico globale più ampio attraverso un lavoro che attinge alle esperienze specifiche di questa parte del mondo».
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Mahbub Jokhio, They are deaf dumb and blind, so they will not return
La tradizione artistica e l’artigianato pakistano sono molto ricchi di stimoli: la miniatura, la lavorazione dei tessuti…ci sono elementi che influenzano il vostro lavoro in qualche modo? 
Amber Hammad: «Sì, le varie tradizioni artistiche e artigianali pakistane come la miniatura, l’arte di dipingere i camion, la lavorazione dei tessuti, l’abbigliamento, in un modo o nell’altro hanno senz’altro influenzato i miei lavori».
Mahbub Jokhio: «Quando guardo indietro alla mia pratica e osservo gli artisti concettuali affermati che lavorano in questo Paese oggi, sento che l’arte contemporanea pakistana è fortemente influenzata dal maestro contemporaneo Rashid Rana. Sicuramente fin da giovanissimo sono stato influenzato dai suoi lavori e dalla sua personalità, poi con il tempo il mio percorso creativo è maturato, ma ha plasmato la mia pratica quando lavoro con immagini prese in prestito, con la storia (dell’arte), con la cultura popolare, con i processi di lettura e osservazione, con le contraddizioni della realtà e una varietà di idee autoreferenziali».
Unum Babar & Mattew Kushan: «È inevitabile che il nostro lavoro – frutto di una collaborazione tra una donna pakistana e un uomo americano –  subisca le influenze sia dell’arte pakistana, che di quella occidentale. Entrambi i nostri sistemi educativi si sono concentrati principalmente sull’arte occidentale, ma dal momento che viviamo e lavoriamo in Pakistan, elementi della tradizione artistica ed artigianale di questo Paese filtrano nel nostro lavoro: come il fascino per il disegno, il colore e il caos che derivano dalla realtà che circonda gli artisti qui». 
Viceversa ci sono influenze nella vostra poetica provenienti dall’arte occidentale? e se si quali e perché? 
Amber Hammad: «Sì. Le mie opere sono per lo più appropriazioni di immagini della storia dell’arte occidentale. Per gran parte della mia vita, la mia unica interazione con l’”arte” è stata attraverso i libri di storia dell’arte. I miei incontri piatti, bidimensionali e distaccati con le immagini delle opere d’arte e il mio rapporto di contro “tattile” con la società che mi circonda, si fondono nella mia poetica».
Mahbub Jokhio: «L’unica esplorazione all’arte per me è stata attraverso i professori e questo mi rende sin troppo dipendente da concetti e teorie occidentali. Quindi, inevitabilmente, il mio lavoro si collega e si connette all’arte occidentale e alle sue pratiche. E questo è uno dei motivi per cui una delle principali preoccupazioni per me è rimasta quella di indagare sui modi in cui leggiamo le immagini, l’arte e i suoi componenti. Il mio lavoro per il concorso della IFTCF (They are deaf, dumb and blind…!) si incentra su un tema che è contestuale a questa parte del mondo, ma allo stesso tempo parla di idee e di nozioni che vanno ben oltre questi limiti geografici».
Unum Babar & Mattew Kushan: «Come dicevamo, il nostro è necessariamente un mix di prospettive che entra nella nostra pratica artistica ovunque andiamo, come è evidente nel lavoro (Catalogue) che abbiamo presentato al concorso “Artisti Emergenti Pakistani” realizzato durante una residenza a Glasgow».
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Unum Babar & Mattew Kushan

Il contesto sociale e culturale del Pakistan di oggi in cui vivete e lavorate rappresenta uno stimolo, o un limite per il vostro lavoro?
Amber Hammad: «L’ambiente socio-culturale estremamente vario delle metropoli contemporanee pakistane non è solo uno stimolo, ma anche la base di tutto il mio lavoro. Le immagini, la cultura, la società, le pratiche religiose, i contrasti generati dalla fusione tra tradizione e modernità, il cibo, l’abbigliamento e la vita in generale nel Pakistan urbano non consentono ad una mente pensante di annoiarsi neanche un secondo».
Mahbub Jokhio: «Per me i limiti diventano una forza che ti incoraggia a lavorare per poter parlare dei problemi e superarli».
Unum Babar & Mattew Kushan: «La nostra pratica è basata proprio sulla “registrazione” delle nostre risposte agli stimoli sociali e culturali attraverso le due diverse lenti con cui guardiamo il mondo. Per cui al momento vivere e lavorare a Lahore offre strade quasi illimitate per esplorare questa metodologia: dai suoi mercati pieni di oggetti peculiari, al paesaggio urbano in cui tradizione e progresso si fondono in un modo che può esistere solo in un paese in rapido sviluppo. Questo contesto culturale è stato il maggiore stimolo per i nostri recenti lavori collaborativi».
Maria Teresa Capacchione
Italian Friends of The Citizens Foundation – IFTCF, è una Onlus con sede a Milano attiva dal 2010.
Organizza iniziative culturali e di fundraising a favore dell’istruzione femminile in Pakistan e dei progetti educativi di The Citizens Foundation (TCF è l’organizzazione non-profit che promuove progetti di istruzione di qualità per i più bisognosi in Pakistan, puntando in particolare sull’educazione femminile).  
IFTCF realizza mostre, pubblicazioni di libri ed eventi per raccogliere fondi necessari a favorire la conoscenza e la diffusione della cultura e dell’arte pakistana in Italia. Negli anni ha collaborato con Corriere della Sera, ISPI, We|Women for Expo e Fondazione Bracco. 
L’intero ricavato dalla vendita delle opere d’arte della mostra “Art for Education: Contemporary Artists from Pakistan” sarà devoluto alle scuole TCF per coprire i costi relativi alle uniformi scolastiche, al trasporto in autobus delle insegnanti, ai corsi di aggiornamento, agli emolumenti per le docenti e personale ausiliario e alla manutenzione delle infrastrutture scolastiche.

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