24 maggio 2018

Italia inaugura

 
Da Palermo a Roma, da Milano a Napoli, da Richard Patterson e Ged Quinn, da Bruno Munari a Luigi Ghirri, lungo lo stivale scatta oggi un vero e proprio D-Day di opening

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Ebbene sì, sembra proprio che oggi in Italia ricorra il D-Day delle inaugurazioni. Ecco, quindi, un sintetico slalom solo di alcuni dei numerosi opening che vedranno la luce in giornata.
Con diciannove sculture di grandi e medie dimensioni collocate nel parco della Fondazione Whitaker, a Palermo, Alba Gonzales dà vita a un viaggio ideale e simbolico attraverso i miti mediterranei, rivissuti nel moto pendolare fra desiderio e nostalgia. Come scrive in catalogo il curatore della mostra, Gabriele Simongini, “Di fronte a una società votata alla ricerca dello stordimento e anestetizzata dai social network, la Gonzales, manifestando un intenso impegno etico, forza volutamente i toni delle tematiche scelte (l’avidità, l’ossessione per il sesso e il potere, la vanità, il dominio del narcisismo e dell’apparire, la furia bellicista, ecc.), li rende icastici, teatrali e quasi iperbolici, portando al tempo stesso avanti la necessità di non cancellare la memoria e i mille fili che ci legano al focolare del passato, da tenere sempre acceso”.
A Roma è il turno della Galleria Mucciaccia che propone un’inedita raccolta di lavori di due noti artisti britannici, Richard Patterson e Ged Quinn, per la prima volta insieme nella Città Eterna, in una mostra curata da Catherine Loewe. Nati entrambi nel 1963 nel Regno Unito, Patterson e Quinn si affermano alla fine degli anni Ottanta, quando l’arte britannica ottiene un riconoscimento internazionale. Questo periodo rappresenta un cambiamento di paradigma, caratterizzato dalla prevalenza di un’arte concettuale capace di distaccarsi dalle convenzioni della dottrina post-modernista e dalle gerarchie stabilite del mondo dell’arte. Il lavoro di Patterson e Quinn si radica in questo ambiente. Tramite interessanti processi artistici e una minuziosa ricerca di materiali, ciascuno a proprio modo, elabora un personale linguaggio mediante il quale esplora le infinite sfumature del mezzo pittorico.
Sempre nell’Urbe, poi, z2o Sara Zanin Gallery presenta “Hidden Beauty”, mostra collettiva a cura di Marina Dacci e Krištof Kintera con lavori di Anna Hulačová, Krištof Kintera, Pavla Sceranková e Richard Wiesner. Per la prima volta un progetto esce dagli spazi della galleria disseminando alcune opere in luoghi desueti. Kintera, artista e co-curatore del progetto, inserisce frequentemente i suoi lavori in spazi non istituzionali. L’idea è offrire allo spettatore, con lievità e ironia, un percorso in luoghi praticati con altre finalità, per allenare l’occhio a cercare quella bellezza per così dire “a portata di mano”.
Milano, dal canto suo, “risponde” con il pregevole progetto espositivo della GALLERIA 10 A.M. ART dedicato a Bruno Munari nella mostra dal sottotitolo “Creatore di forme”. A cura di Luca Zaffarano, il percorso espositivo affronta la complessità della ricerca sperimentale di uno degli artisti più significativi del panorama italiano del XX secolo, attraverso una selezione di opere storiche, come una “Macchina Aritmica” del 1951, un esemplare di “Concavo-Convesso”, una “Macchina Inutile” del 1956 e, poi, una “Scultura da viaggio”, un prototipo di “Tetracono” del 1965, xerografie originali e altro ancora.
La Triennale, invece, apre oggi i battenti a una mostra che presenta in modo inedito la figura di Luigi Ghirri, mettendo in luce l’importanza della sua opera nell’ambito dell’architettura. Lavorando in collaborazione con la rivista “Lotus International” dal 1983 per circa un decennio, il celebre fotografo emiliano ha portato infatti all’architettura un nuovo modo di guardare, capace di comprendere il progetto in relazione agli aspetti contraddittori e alle aporie dei paesaggi contemporanei.
Sempre a Milano, questa volta in campo “emergenti”, è di scena l’artista italiano El Gato Chimney da Antonio Colombo Arte Contemporanea, con una nuova personale, “True North”, a cura di Michela D’Acquisto. Mentre l’ago della bussola indica per convenzione il nord magnetico, il “vero nord” dell’artista non è subordinato alla topografia: si trova dove la magia popolare e la tradizione sciamanica ancora dominano sulla ragione ma, in particolare, dove l’uomo non è stato in grado di prevalere sulla natura, adattandosi quindi alla sua volontà. Supportato come sempre da approfondite ricerche, con i lavori che compongono “True North”, El Gato Chimney si spinge sempre più a nord, in un percorso fittizio alla ricerca della sua essenza elusiva.
La lunga linea della figurazione, in questo caso d’annata, ci conduce oggi anche a Napoli, da Casamadre Arte Contemporanea. Dove, mentre riprende – anzi addirittura raddoppia – gli elementi più iconici del paesaggio napoletano, estraendoli per mano di un sapiente copista indiano dal repertorio delle gouaches ottocentesche, Francesco Clemente vi innesta in occasione di questo suo appuntamento partenopeo di suo pugno una quantità di motivi altri, esotici e stranianti agli occhi di chi conosce a menadito i temi classici della cartolina partenopea. (Cesare Biasini Selvaggi)
In homepage: El Gato Chimney, Untitled, 2018, acquerello e tecnica mista su carta, 200×136 cm (courtesy Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano)
In alto: Richard Patterson, Come to Mama, 2000. Olio su tela, 208.3 x 315 cm (courtesy Galleria Mucciaccia, Roma)

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