Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
15
giugno 2018
La camminata dei Wu Ming
Giro del mondo
«Ho voluto unire con una camminata i luoghi della Palermo coloniale e post-coloniale, di quella razzista e di quella creola, di quella dimenticata e di quella celebrata». Così il collettivo Wu Ming, per il loro progetto ideato per Manifesta 12
di redazione
Wu Ming è un collettivo di scrittori che ha avuto origine dall’esperienza bolognese dei “Luther Blissett” degli anni ’90. È attivo dal 2000, e loro abbiamo chiesto quale rapporto è intercorso tra Palermo e l’idea della loro azione.
«Sono partito da un gesto simbolico, avvenuto l’anno scorso durante il Festival delle Letterature Migranti. Il sindaco Orlando ha ribattezzato “lungomare delle Migrazioni” la passeggiata pedonale che corre intorno alla Cala. Ho pensato allora di mettere a confronto la Palermo di oggi, al centro di sbarchi, “flussi”, accoglienza e controllo, con quella di ieri, celebrata da Mussolini, nell’agosto ’37, come “centro geografico dell’Impero”. In altri termini, ho voluto unire con una camminata i luoghi della Palermo coloniale e post-coloniale, di quella razzista e di quella creola, di quella dimenticata e di quella celebrata. Lungo il percorso ci sono racconti, canzoni, testimonianze, immagini, muri dipinti. È un rituale apotropaico, contro l’abitudine a tracciare frontiere, e una liturgia propiziatoria, per rimescolare le identità. Questa performance itinerante è il risultato di un confronto iniziato a marzo con attivisti, associazioni, ricercatori e artisti palermitani come Fare Ala. Già l’incontro e la collaborazione tra queste realtà ci sembra un risultato che potrà andare oltre Manifesta 12. Inoltre, ci auguriamo che anche a Palermo, come a Berlino, si inizi a ragionare sulla necessità di decolonizzare la città, a partire dai nomi delle strade e dai monumenti».
Vuoi leggere l’intervista completa? La trovi su Exibart 101!