22 giugno 2018

Poche statue di donne a New York e si tenta di correggere il tiro. E dalle nostre parti?

 

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New York non è stata costruita in un giorno e, soprattutto, non solo da uomini, anche se a giudicare dalle numerosissime statue commemorative, sembrerebbe proprio così. E allora ecco le istituzioni che scendono in campo per correggere il tiro, con Chirlane McCray, scrittrice, editrice e first lady, al fianco di Bill de Blasio, e con Alicia Glen, vicesindaco, entrambe in prima linea per “She Built NYC”, nuovo progetto che commissionerà una serie di opere pubbliche per onorare la storia delle illustri newyorchesi. 
Per il momento, la proporzione è decisamente sbilanciata, con circa 150 statue di uomini e appena 5 di donne. A Central Park, tra i paesaggi più iconici e frequentati della città, ci sono ben 29 sculture e nessuna femminile ma il Dipartimento dei Parchi ha già previsto un sito per ospitare le statue dedicate alle suffragette Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony. «Questo è un primo passo verso la creazione di una collezione d’arte pubblica che possa rappresentare più accuratamente la diversità della storia di New York City», ha dichiarato McCray in una conferenza stampa. E per venire incontro alla pluralità, il progetto, guidato dal Dipartimento per gli affari culturali, che vi investirà circa 10 milioni di dollari, prende il via con una open call, aperta fino al primo agosto, per la quale i cittadini sono invitati a presentare i loro suggerimenti su donne particolarmente meritevoli o eventi di storia di genere significativi. 
Segno di una sensibilità storica ormai mutata e messa in discussione – soprattutto dopo aver metabolizzato gli episodi di Charlottesville ma in realtà anche da qualche anno prima – “She Built NYC” è una diretta derivazione del Mayoral Advisory Commission on City Art, Monuments and Markers, commissione istituita lo scorso anno per effettuare una ricognizione sulle figure pubblicamente commemorate. La relazione finale ha individuato una sola statua da rimuovere, quella di J. Marion Simms, a Central Park, medico del XIX Secolo, considerato padre della ginecologia moderna ma le cui ricerche venivano sperimentate su donne nere. E possiamo immaginare che ci saranno sicuramente tante altre storie, attualmente trascurate ma che hanno contribuito a formare l’identità culturale di una città variegata come New York. 
E dalle nostre parti? Occasionalmente la questione viene alla ribalta, come per il recente caso della strada di Roma che Fratelli d’Italia avrebbe voluto dedicare a Giorgio Almirante. Non abbiamo però notizie di studi specifici in merito ma forse, considerando le ovvie differenze tra gli Stati Uniti e l’Italia e non cristallizzando il discorso alla sola questione di genere, è arrivato il momento di affrontare seriamente la percezione quotidiana e pubblica della nostra storia.

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