21 settembre 2018

La Street Art messa a nudo. A Firenze, in mostra le Ghost Notes di Riccardo Sala aka Rikyboy

 

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Cosa significa Street Art? Nulla e tante cose e, soprattutto, contraddizioni che mettono a dura prova il rapporto di forza tra mainstream e controcultura, eterni paradossi tra musealizzazione e rivoluzione. Anche su queste incongruenze, oltre che sulla rapidità del processo creativo, si focalizza il lavoro di Riccardo Sala presentato per “Ghost Notes”, mostra a cura di Elisabetta Rastelli, che aprirà il 21 settembre e sarà visitabile fino al 5 ottobre, alla Street Level Gallery di Firenze, spazio espositivo dedicato all’arte urbana e hub di interazione e creatività, nato nel 2016 dall’incontro tra giovani artisti e Progeas Family, realtà organizzativa fiorentina di produttori culturali. 
La storia della Street Art è nota, inizia ufficialmente dal writing americano ma le sue tracce si possono ritrovare e, per certi versi, perdere, anche nel graffitismo rupestre, negli affreschi e, in generale, in qualunque tentativo di rappresentazione che abbia avuto come medium la parete di un edificio o di una grotta. Insomma, i livelli di interpretazione sono molteplici e le declinazioni indefinite, come dimostra la ricerca artistica di Sala, che ha iniziato il suo percorso con la tag di RIKYBOY, per poi affrontare le possibilità espressive della pittura, dell’incisione e della fotografia. 
«Questa personale nasce dall’intento di restituire una panoramica completa di un itinerario artistico diversificato, in cui cambia il supporto, ma permane la presenza di un immaginario fortemente simbolico. A dominare sono, infatti, i ripetuti richiami ad antiche strutture architettoniche: bassorilievi di finestre e portoni che sembrano condurre lo sguardo verso una terza dimensione. Uno spazio abitato a sua volta da oggetti ed elementi naturali, che si inseriscono nell’opera impersonificando frammenti di vita, tra cui spicca spesso la sagoma di una chiave, quasi a voler indicare un possibile accesso. Questi lavori ibridano sfondi astratti e colorati, con appunti grafici descritti dall’artista come “note impercettibili”, senza le quali mancherebbe la trama principale dell’opera. Così, improvvisamente diventano visibili le “Ghost Notes”, quelle note fantasma che vanno dall’osservazione e successiva restituzione di un dettaglio fotografico, al titolo di una canzone dei Dot Hacker a cui l’artista sta pensando e da cui trae ispirazione per la realizzazione di un’opera», spiega Rastelli.

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