11 novembre 2018

Nella Chiesa dell’Annunziata di Teano, in esposizione l’incontro tra sacro, natura e artificio

 

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In chiusura l’11 novembre, “Incontri”, mostra collettiva presentata da Valentino Catricalà e allestita presso gli spazi della Chiesa dell’Annunziata di Teano. In un libero intreccio di affinità elettive, gli artisti si sono scelti vicendevolmente nella costruzione del progetto espositivo, strutturando un discorso organico nel quale ognuno trova nell’altro una sua estensione, in un gioco di rimandi e richiami, apparizioni e pause. È stato però osservato un criterio: quello della contaminazione intergenerazionale tra artisti diversi ma uniti da un comune, arcaico sentire. 
Armonizzandosi con il contesto sacro che li ospita, gli artisti hanno indagato il concetto di spiritualità nel suo dualismo: se da un lato gli spazi della chiesa ne suggeriscono una declinazione come una stratificazione di diverse componenti culturali, dall’altro le opere sembrano identificarla come un impulso, espressione di una radice pre-culturale. Il binomio natura-artificio è al cuore di queste narrazioni e gli elementi naturali sono il fil rouge tra linguaggi talvolta distanti, dai più tecnologici ai più tradizionali. La natura è intesa come varco d’accesso per la spiritualità. 
Ciò è espresso chiaramente dall’ingrandimento del seme d’arancio di Emilio Isgrò, il quale esprime la natura in potenza, in uno stato indefinito, incommensurabile e mistico. Proseguendo si incontra l’installazione interattiva di Alessandro Sciaraffa, dove l’ombra dello spettatore attiva uno scambio sinestetico con i suoni del mare. Si anima con il passaggio del pubblico anche l‘opera cartacea di Ivano Troisi, quasi mossa da un soffio divino. Nel tramonto speculare di Antonio Trimani la natura è un ponte verso la trascendenza, raggiungibile mediante uno stato contemplativo, ipnotico. Diversamente, nell’opera di Paolo Bini il paesaggio è assorbito e rielaborato in un campo di energia pittorica, il quale tenta di restituire le nuances di una ricerca anzitutto interiore. Così anche per Marco Gastini, omaggiato dagli altri artisti con l’esposizione di un’opera del 2013, il linguaggio pittorico è inscindibile dalla dimensione spirituale, espressa tramite una giustapposizione di materiali eterogenei e da un lirismo cromatico, segnico e compositivo. Due maestri indiscussi presentano, secondo modalità distinte, i processi alchemici legati alla trasformazione della materia: nei legni combusti di Nunzio il fuoco è il protagonista della costruzione plastica dell’opera, mentre per Luigi Mainolfi il legno si presenta in una dimensione totemica nella quale tuttavia riesce ad comunicare la sua fragilità e mutevolezza. L’opera di Vincenzo Rusciano esprime parimenti una condizione di caducità, raccontandoci del patrimonio culturale, della sua memoria, del suo oblio. Il naturale epilogo di questa narrazione si trova nell’altare con l’opera di Matteo Montani, nella quale la ricerca intimista converge con quella spirituale, in un’ascesa verso l’assoluto. (Gaia Bobò
In home e in alto: Foto di Danilo Donzelli

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