15 novembre 2018

Banksy l’antisemita

 

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Batia Ofer, collezionista israeliana di base a Londra, membro dell’advisory board di Sotheby’s e moglie del magnate Idan Ofer, ha accusato Banksy di antisemitismo e incitamento all’odio. A finire sotto attacco, in particolare, un’immagine che il misterioso artista ha condiviso sul suo profilo Instagram, raffigurante una torre di avvistamento militare in rovina, trasformata in una giostra affollata di bambini, con tanto di slogan che invita a visitare la “Storica Palestina”. E per mettere le cosa in chiaro c’è anche un payoff a dir poco convincente: “All’esercito israeliano è piaciuta così tanto che non se ne sono più andati”. Tutto ben confezionato e anche il contesto era perfetto, visto che il manifesto è stato distribuito gratuitamente, insieme ad altri sullo stesso tema, in uno stand che Banksy aveva affittato al World Travel Market di Londra, una fiera per agenzie di viaggio. Ma l’opera non è piaciuta affatto a Ofer, che non solo ha tacciato l’artista di ispirarsi alla propaganda nazista ma ha anche controbattuto “artisticamente”, trasformando il manifesto in un invito a visitare Israele, “L’unica democrazia del Medioriente dove tutti sono i benvenuti”. Gli Ofer sono noti per le loro idee progressiste e orientate a una soluzione pacifica del conflitto tra i due Stati e in diverse occasioni hanno sostenuto attività per promuovere le relazioni israelopalestinesi, come una borsa di studio annuale per palestinesi e israeliani per frequentare la John F. Kennedy School of Government. Di Harvard. Ma in questo caso, secondo Batia Ofer, la critica di Banksy non è rivolta alla situazione sociopolitica attuale ma allo stesso diritto di esistenza dello Stato di Israele. 
Fonte: Artnet

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