16 novembre 2018

Le sterline insanguinate del Natural History Museum

 

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Il prestigioso Museo di Storia Naturale di Londra è stato accusato di aver ricevuto “denaro insanguinato” dall’Arabia Saudita. Migliaia di sterline, per ospitare un evento organizzato dall’ambasciata saudita di Londra, svoltosi appena nove giorni dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre nell’ambasciata saudita di Istanbul. Dopo aver inizialmente negato il coinvolgimento, il governo saudita ha ammesso che una squadra di agenti fuori controllo ha assassinato il giornalista nato a Medina nel 1968, che viveva in Turchia in esilio autoimposto e scriveva per il Washington Post, criticando regolarmente il regime arabo. Il Guardian ha richiesto informazioni in merito al Museo che non ha potuto rifiutare di fornirle e così è emerso che l’ambasciata ha pagato 23.700 sterline per affittare la Hintze Hall, dove è allestito il famoso scheletro di 25 metri della balenottera azzurra. Il museo ha difeso la propria decisione e in una dichiarazione ha fatto sapere che gli accordi erano stati già presi ad agosto, inoltre l’organizzazione di eventi al di fuori degli orari di apertura rappresenta una importante fonte di finanziamento, «che consente di mantenere la posizione come centro di ricerca scientifica e di luogo di attrazione a livello mondiale».  Insomma, il fine giustifica i mezzi? Bisogna specificare anche che il Museo di Storia Naturale riceve regolarmente fondi pubblici e il budget per il 2016-2021, fornito dal Dipartimento per la cultura, ammonta a 176 milioni di sterline. «Abbiamo una vasta gamma di eventi commerciali ed è chiaro che questo non vuole dire che approviamo anche i loro punti di vista», si legge nella dichiarazione. Tuttavia, i membri del parlamento inglese hanno criticato aspramente la decisione. Una decisione opposta aveva preso il Metropolitan Museum of Art e il Brooklyn Museum di New York che, alcune settimane fa, dichiararono che non avrebbero usato i soldi dell’Arabia Saudita o di gruppi legati al governo del Paese, per i loro programmi sull’arte mediorientale. 
Fonte: Guardian 

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