16 novembre 2018

Giro di vite tra cinema e streaming. Alberto Bonisoli firma il decreto anti Netflix

 

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Il braccio di ferro tra cinema e streaming arriva a un punto di svolta. Il Ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, ha firmato il decreto attuativo della Legge 220 del 2016, che regola le finestre di tempo in base alle quali i film dovranno essere  distribuiti prima nelle sale e dopo sulle piattaforme in streaming.
La legge riguarda solo i film italiani e certifica una consuetudine che, in linea di massima, era già rispettata: 105 giorni riservati alla programmazione in sala, a partire dalla prima proiezione, che garantiscono l’accesso ai benefici economici e alle agevolazioni fiscali previsti, come la agognata tax credit che riconosce un credito di imposta per imprese e società che investono nella prodizione e distribuzione di opere cinematografiche di nazionalità italiana. Ma i termini sono ridotti a dieci giorni se l’opera è programmata solo per tre o meno giorni feriali, con esclusione del venerdì, sabato e domenica. Di sessanta giorni, se l’opera è programmata in meno di ottanta schermi e dopo i primi ventuno giorni di programmazione, avendo ottenuto un numero di spettatori inferiori a 50mila. 
Il provvedimento si inserisce in un aspro dibattito tra il mondo del cinema e il sistema delle piattaforme online, leggi Netflix ma anche Amazon Prime Video, che ha coinvolto il Festival di Cannes, dove il direttore Thierry Frémaux ha escluso i film prodotti dalla società californiana, e il Festival di Venezia, che ha adottato una politica diametralmente opposta, avendo non solo ospitato in gara i film di Netflix ma anche decretato tra i vincitori Roma, di Alfonso Cuarón, programmato per uscire in sala e in streaming. Similmente è accaduto per Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini, che è uscito in contemporanea su entrambi i supporti, riscuotendo peraltro un grande successo. 
La nuova norma va in direzione chiaramente ostativa, «Il decreto consentirà ai gestori dei cinema di sfruttare appieno l’investimento per migliorare le sale, assicurando che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme», ha commentato il ministro Bonisoli. Chi la spunterà? Per il momento, i cinema continuano ad arrangiarsi tra le solite difficoltà, nonostante la dichiarazione dell’ANAC, l’associazione degli autori: «Con la firma del decreto che stabilisce che i film dovranno essere prioritariamente proiettati nelle sale, sembra esserci la volontà di porre regole precise in nome di un sistema che si basa, coerentemente con l’architettura della legge, sulla centralità della sala». Ma non è detto che fare muro possa essere la soluzione e questa mossa potrebbe rappresentare la classica vittoria di Pirro. 
Nel frattempo, il valore delle azioni di Netflix continua a salire e in California pensano in grande e senza paura, forti di un fatturato di 11,69 miliardi di dollari. L’ultima proposta per venire incontro agli utenti è un abbonamento a prezzo ridotto dedicato ai dispositivi mobili, come smartphone e tablet. E questo potrebbe essere uno scacco matto, l’ennesimo.

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