23 dicembre 2018

Picasso: il minotauro c’est moi!

 
A Palazzo Reale di Milano il grande pittore spagnolo “riletto” attraverso reperti davvero unici che, affiancati alle sue opere, svelano i meccanismi di rielaborazione dell’arte

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Nel 1953 a Milano nella Sala delle Cariatidi dalla struggente bellezza ancora devastata dai bombardamenti, si espone Guernica di Pablo Picasso (1881-1973), già artistar internazionale ante litteram, in occasione della sua prima importante antologica italiana a cura di Franco Russoli, Fernanda Wittgens, Attilio Rossi e Mario De Micheli. 
La mostra comprendeva 329 opere appese alle pareti dallo stesso Picasso, e segnò la rinascita culturale di Milano nel Dopoguerra richiamando 200mila persone. Nel 2001, l’incanto si ripete, con un’altra mostra antologica di grande successo dedicata a Picasso, che si conferma un classico con quasi 500mila biglietti venduti. 
Nel 2012 la mostra “Picasso. Capolavori dal Museo nazionale di Parigi”, con 560mila visitatori in 4 mesi è stata la mostra-evento istituzionale più “gettonata” dell’anno. 
Oggi l’artista nato a Malaga che a trent’anni era già ricco e famoso, ricompare a Palazzo Reale nell’ambito della rassegna europea “Picasso-Mediterraneé”, promossa dal Musée Picasso di Parigi, MondoMostreSkira e Palazzo Reale, con una mostra raffinata incentrata sul tema del mito e il ruolo dell’arte classica nella sua metamorfica ricerca artistica.
Palazzo Reale, considerato tra i 100 musei più visitati al mondo, con 99mila prenotazioni già incassate, fino al 17 febbraio ospita “Picasso. Metamorfosi” a cura di Pascale Picard, direttrice dei Musei di Avignone, comprensiva di 200 opere in tutto, tra i lavori del Maestro più i reperti del passato di straordinaria qualità formale (di cui 50 provenienti dal Louvre) che testimoniano la ricerca estetica delle civiltà iberica, cicladica, etrusca e greco-romana. 
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PABLO PICASSO Donne alla fonte, 1921 – olio su tela, 50×52 cm – Paris, Musée de l’Orangerie – Credito fotografico: © RMN-Grand Palais (Musée de l’Orangerie – Paris) /Franck Raux/ dist. Alinari

Picasso, così, non l’avevamo mai visto.
L’esposizione si snoda intorno a quattro intense sezioni tematiche (Mitologia del bacio, Picasso e l’antico, Il Louvre di Picasso, Antropologia della ceramica antica), molte opere grafiche, dipinti e sculture dialogano con i reperti archeologici che l’hanno ispirato. L’intento è condurre lo spettatore, sala dopo sala, dentro le apparenze del mito rivisitato da Picasso non soltanto come un archivio di simboli, ma assurto ad archetipo dell’umanità, come l’espressione primigenia dei sentimenti di ogni uomo.
È una mostra orientata sul recupero delle radici mediterranee della cultura Occidentale, volutamente didascalica, ideata per comprendere il ruolo dell’arte classica nelle rivisitazioni contemporanee di Picasso. Dopo Caravaggio e Vincent Van Gogh, Picasso l’indomito, irruento artista prolifero, noto per i suoi ritratti e corpi scomposti giocati in composizioni perfette, in questa mostra svela la sua passione per l’arte antica e conduce lo spettatore alle fonti della sua ispirazione, là dove il nuovo si rigenera nel cuore dell’antichità, dove pulsa l’essenza moderna. Di Picasso sono noti gli acrobati, i mendicanti del periodo blu, i clown del periodo rosa, gli studi per le Demoiselles d’Avigon (1907), il manifesto di una nuova estetica contro la rappresentazione della figura accademica, dell’arte contemporanea pre-cubista, le bagnanti mantidi della fertilità e le muse suadenti rivisitate come odalische addormentate, ma con questa mostra si scava nel profondo della sua vorace passione per la mitologia, l’arte arcaica e classica. 
Tra i punti di riferimento del suo repertorio mitologico è ricorrente il tema della Tauromachia, il Minotauro, i centauri, i Fauni maschi e femmine, il Dio Pan e altri miti antichi, figure ibride tra umano e animale, simbolo di bene e male, vita e morte, legati irrimediabilmente all’amore, tutti emblemi dell’eros: tema fondamentale della sua arte. 
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PABLO PICASSO Donna seduta, 1920 – olio su tela, 92×65 cm – Paris, Musée National Picasso – Credito fotografico: © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) /Mathieu Rabeau/dist. Alinari

I suoi tori, i fauni, le vestali, la serie poco conosciuta della Tauromachia, le incisioni della Suite Vollard (1933-1935), di cui sono presenti alcuni fogli, mostrano l’artista nel ruolo dello scultore al lavoro con la modella evocando il tema del Pigmalione, tra i soggetti preferiti di Picasso. E ancora vasi, terrecotte, anfore, piastrelle, le sculture delle bagnati di bronzo messe a confronto con differenti reperti del 2000 A.C, come terrecotte antiche, sculture in bronzo, vasi ellenici di varia provenienza prestate dai maggiori musei archeologici internazionali, compreso quello di Napoli. Con questi altri reperti antichi originali di qualità estetica e valore scientifico indiscutibile, passato e presente intrecciano un dialogo serrato dal pathos in crescendo che culmina nella sala “L’antichità come Metamorfosi” con  la spettacolare scultura La donna in giardino (1932), in ferro saldato utilizzato come materiale di riciclo e  volutamente dipinta in bianco come marmo, risolto in una drammaturgia espositiva inscenata dall’allestimento dell’architetto Pierluigi Cerri e  l’illuminazione  dell’architetto Francesco Murano. 
Le opere di Picasso provengono dal museo di Antibes, Barcellona, Centre Pompidou e altre importanti istituzioni, scelte con cura per evidenziare i suoi legami con le culture identitarie del Mediterraneo. Picasso era collezionista di maschere, dipinti di arte moderna e in particolare di ex-voto iberici, ne possedeva 90 pezzi dei quali alcuni sono in mostra per la prima volta. Nel piatto del 1957 con occhio e tori ispirato a Teseo e il Minotauro, Picasso oltre a rivisitare le antiche tecniche greche, come pittura e figure nere, dipinge su fondo di terracotta sagome di tori che, sul bordo, creano un cerchio, evocando la tauromachia, mentre al centro si ispira a vasi attici. Sono esposte decine di opere ispirate ai vasi ellenici, che Picasso ammirava al Louvre, e alle Metamorfosi di Ovidio, che l’artista ha illustrato nel 1931 per Albert Skira, rieditata in fac-simile e in tiratura limitata, da parte della stessa casa editrice. Il toro, come il torero, incarna la sfida tra la vita e la morte, l’uomo e la natura: un tema che appartiene alla cultura spagnola di Picasso. Il Minotauro incarna la pulsione erotica, la forza, l’istinto primigenio inconscio e Picasso si paragona a lui, è soggiogato dalla sua indomita potenza fisica, è maschio predatore di donne portartici di grazia, bellezza e giovinezza, simbolo di sensualità, di vita universale, vittime sacrificali della sua voracità sessuale che seduce e poi cambia.
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PABLO PICASSO La donna in giardino, 1930 – ferro saldato e dipinto in bianco, 206x117x85 cm – Paris, Musée National Picasso – © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) /Adrien Didierjean/ Mathieu Rabeau/dist. Alinar

Picasso nell’arte arcaica e classica cerca la sintesi formale, il gesto primitivo, l’assenza di orpelli e l’essenza dell’eternità, oltre la tecnica e gli stili. Il percorso espositivo “astorico” invita lo spettatore a riflettere sulla genesi dell’opera d’arte di Picasso, sino alla ricerca delle fonti dell’avanguardia cubista, intorno alle potenzialità espressive dell’archetipo vitale dell’umanità. La curatrice Picard parte dalla mitologia del bacio, simbolo dell’amplesso amoroso, tema in auge nell’800, il sigillo d’amore per eccellenza. Si pensi per esempio al Bacio famoso di Hayez, e nella prima sala del percorso espositivo si trova da una parte uno studio per la tela Paolo e Francesca di Ingres, e una versione in bronzo del Bacio di Rodin, dall’altra quattro olii di Picasso connotati di una tensione erotica febbrile che lo contraddistingue. L’universo femminile, s’incarna anche nel mito di Arianna, simbolo dell’amore tradito e in un dipinto del 1932 di un nudo disteso di Marie-Therese Walter, dal 1927 nuova musa per Picasso, esposto a confronto con Arianna addormentata (III sec d.C), la straordinaria scultura in marmo vista al Louvre, a Parigi. 
Una mostra che è una esperienza culturale polimorfica ed estetica e richiede un tempo di riflessione da parte dello spettatore disposto a comprendere il processo metamorfico del modus operandi di Picasso, con reperti davvero unici che, affiancati alle sue opere, svelano i meccanismi di rielaborazione dell’arte classica, come pulsione dell’arte di oggi e di domani.  
Jacqueline Ceresoli
 

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