24 dicembre 2018

Dietro la cornice

 
È uscito per i tipi di Johan & Levi il volume “La cornice. Storie, teorie, testi”, a cura di Daniela Ferrari e Andrea Pinotti che affronta da un punto di vista storico e teorico la questione della cornice

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È con il saggio di Georg Simmel a essa esplicitamente dedicato che la cornice entra a pieno titolo nel novero degli oggetti degni di considerazione estetica e teorica. Siamo gli albori del Novecento, proprio quando le avanguardie si preparano a contestarla, a deformarla, fino a respingerla totalmente. A dimostrazione della lungimiranza di Walter Benjamin secondo il quale la storia dell’arte è una storia di profezie, in quanto le peculiarità di un dispositivo si delineano con la massima chiarezza solo se considerate da una posizione temporale successiva. Il volume curato da Daniela Ferrari e Andrea Pinotti si configura come un excursus storico-teorico sulla questione della cornice e sul suo rapporto con l’opera d’arte, e raccoglie i principali contributi intorno al tema da Georg Simmel a Victor Stoichita, passando per José Ortega y Gasset, Ernst Bloch, Meyer Schapiro, Jacques Derrida, Rudolf Arnheim, Louis Marin e il Gruppo μ, attraverso differenti prospettive disciplinari che lambiscono la storia e la psicologia dell’arte, la filosofia e la semiotica.
Fatta di coincidenze temporali e intrecci, scarti e sovrapposizioni, la storia della cornice affonda le sue radici nella notte dei tempi e scaturisce dalla nascita del segno stesso, dalla necessità di marcare un contorno, se è vero che esempi di cornici come bordatura dipinta si trovano già nell’arte dell’antico Egitto e in Grecia, a Roma, nell’arte carolingia e paleocristiana. Dalla pittura parietale allo scriptorium monastico, dall’arredo liturgico del tardo Medioevo alla finestra aperta sul mondo di Leon Battista Alberti, dalla rivoluzione impressionista al superamento del confine tra arte e vita esibito dal futurista Boccioni, senza dimenticare il canto del cigno rappresentato dalla vocazione ornamentale dell’Art Nouveau, il mutare della cornice in termini di forma e funzione si modula al mutare del ruolo dell’opera in relazione alle diverse identità della committenza, del gusto o del pubblico a cui essa è rivolta, nonché alle differenti destinazioni d’uso dell’opera stessa. Da modesta servitrice dell’immagine la cornice determina un campo, delimita il nostro sguardo e protegge dalle ingerenze esterne: figura della soglia, essa ci avverte che stiamo per compiere un salto in un territorio irreale, quello dell’arte, nel quale vigono leggi dello spazio-tempo totalmente altre rispetto a quelle che regolano la vita ordinaria. Vero Giano bifronte rivolto da un lato all’immagine interna per sintetizzarla e dall’altro al mondo esterno che da quell’immagine viene separato, la cornice ha uno statuto ibrido, non assimilabile a nessuno dei due contendenti ma capace di relazionarsi con entrambi. L’attende un destino paradossale, che non può prescindere dalla sua negazione, ovvero dal momento in cui gli artisti dichiarano di potere fare a meno di un oggetto d’arte che per secoli è stato inscindibile dal quadro.
Le cornici non sono però scomparse dalla contemporaneità. Sono anzi diventate ancora più performanti, perché non solo mantengono la loro funzione tradizionale, ma si sono trasformate in elementi catalizzatori della riflessione artistica. E hanno trovato una nuova e forse più potente incarnazione: quella del museo quale luogo deputato all’istituzionalizzazione, alla certificazione e alla conservazione del valore artistico. (Cesare Biasini Selvaggi)
Daniela Ferrari, Andrea Pinotti 
La cornice. Storie, teorie, testi
Johan & Levi 
COLLANA Saggistica
ISBN 978-88-6010-212-6
Euro 24,00

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