18 gennaio 2019

Matera 2019 apre con le opere di Dario Carmentano, Alfredo Pirri e Filippo Riniolo

 

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Diffondere i linguaggi dell’arte nei luoghi dell’ospitalità e dell’accoglienza, per trasformare quegli spazi, già predisposti all’esperienza dello scambio e dell’incontro, in luoghi di riflessione. È questa l’azione da cui prende le mosse “Matera Alberga – Arte Accogliente”, progetto espositivo prodotto da Fondazione Matera-Basilicata 2019, ideato e curato da Francesco Cascino, in collaborazione con Christian Caliandro, che il 18 gennaio aprirà il programma di Matera 2019. La designazione della splendida città della Basilicata come Capitale della Cultura Europea è avvenuta nel 2014 e al 18 gennaio 2019 è finalmente tutto pronto, partendo dall’arte contemporanea. Per “Matera Alberga”, infatti, sono stati coinvolti Dario Carmentano, Filippo Riniolo e Alfredo Pirri, che presenteranno i loro interventi permanenti, rispettivamente, negli spazi delle Dimore dell’Idris, a cura di Caliandro, alla Locanda San Martino, a cura di Cascino, e a Corte San Pietro. 
«Il lavoro che presento per Matera Alberga è di impianto filologico come tutta la mia ricerca», ci ha detto Riniolo, descrivendo Rapporti. «L’installazione è composta da due sculture antichizzate che assomigliano quasi a dei reperti archeologici. Sotto sono presenti due sound bar che raccontano altrettanti testi scritti insieme al drammaturgo Marco Morana, composti facendo ricerche molto approfondite, ricche di fonti, che riguardano due figure molto importanti e necessarie per capire Matera: Palmiro Togliatti e Pitagora», ha continuato l’artista nato a Desio nel 1986. «Togliatti perché ha inventato la dicitura che vedeva i Sassi “Vergogna di Italia”. Togliatti si preoccupava già negli anni ’60 affinché Matera non diventasse un palcoscenico di cartapesta, riportando i Sassi ad essere luoghi di aggregazione e artigianato. Pitagora con la metafora dei “cinque martelli” si preoccupava di dare una lezione importante: teorizzava che tutto si poteva misurare con i numeri, ma che ordine e armonia sono due cose diverse. Per Matera bisogna infatti concentrarsi sull’armonia, non sull’ordine, perché quest’ultimo trae in inganno». 
Sul confronto tra percezioni del tempo si è concentrato Carmentano: «C’è una dicotomia tra la cultura della contemporaneità e la cultura della collettività che fondava l’organismo relazionale dei Sassi sull’uso e percezione del tempo. Il Secolo scorso ha visto nascere la fascinazione per la velocità, che viene espressa dai futuristi con i rombi (i rumori della tecnologia del progresso). Sulla scia di questa fascinazione ci siamo trovati ad essere schiacciati dalla velocità». La Fonte del tempo esprime un rapporto diretto con il territorio di riferimento, che Carmentano conosce bene, considerando che le sue origini sono proprio di Matera: «A tutt’oggi nei sassi percepisci uno stacco. La percezione temporale cambia. C’è come una riprogrammazione di un orologio interno che si dispone alla lentezza. E questa mia opera è incentrata proprio sull’esperienza della lentezza. 
Da sempre lavoro con la narrazione perché credo che il problema centrale della nostra società sia la credibilità di narrazioni che nella sfera emotiva, sentimentale ed etica trovano un forte radicamento (religione, morale, leggi) e vengono prese come verità; invece sono soltanto delle opinioni. E io da sempre faccio dei sabotaggi narrativi semplicemente per mettere in evidenza che le narrazioni accreditate come verità sono solo frutto della fantasia e portano a manipolazioni. Questo sabotaggio narrativo aveva bisogno di un dispositivo funzionale per vivere un’esperienza credibile. Pertanto inventando la storia dell’unica sorgente dei Sassi – una sorgente impossibile – ho progettato una “bocca” che raccoglie l’acqua come le cisterne dei Sassi, la cui forma ricorda quella di un Vicinato. L’acqua sgorga in alto, dalla sorgente, goccia a goccia, una al secondo; un cartello esplicativo dell’opera invita a raccogliere l’acqua in un bicchiere per berla, ma ci vogliono circa 10 minuti per riempirlo e pertanto l’opera attiva una inedita esperienza del tempo legata alla lentezza, cardine della cultura dei Sassi». 
Un gioco di rifrazioni nascoste è alla base di IDRA Istituto Di Ricerca Anime, il lavoro di Pirri «Collocato dentro una delle cisterne che, insieme ad altre otto, compongono una rete interconnessa di ambienti sotterranei, dentro l’albergo diffuso Corte S. Pietro, un tempo dedicata alla raccolta e conservazione dell’acqua». L’opera è stata già presentata il 22 dicembre ed è «Visibile nella sua interezza solo muovendosi dal cortile verso l’interno e poi scendendo dentro il sottosuolo, quindi la sua visione non si esaurisce in un “colpo d’occhio”. Dall’esterno è visibile lo sbocco superiore della cisterna sormontato da un grande disco di cristallo che contiene tre strati di piume. Dal basso, questo cerchio fa da contrasto col cielo diurno o notturno diventandone parte integrante. E sotto i piedi un cerchio perfetto in specchio è inscritto dentro il cerchio abbozzato delle pareti della cisterna stessa. In tal modo il mondo di sotto dialoga con quello di sopra cancellando i margini fra l’uno e l’altro. 
Il titolo del lavoro è IDRA che sta per Istituto di ricerca anime. La mia speranza (ma anche quella del titolare dell’albergo Fernando Ponte) è che negli anni a venire l’opera si espanda anche nelle altre cisterne costituendo così un nuovo sistema unitario in grado di ridare vita a quegli ambienti cellulari nati per la conservazione dell’acqua, quindi della vita». 
Il percorso di Matera Alberga continuerà a partire dal 23 febbraio, con Giuseppe Stampone, all’Hotel del Campo. Dal 16 marzo, invece, presso Sextantio Le Grotte della Civita, sarà visitabile l’intervento di Georgina Starr. Infine, dal 20 aprile, presso Casa Diva, sarà possibile interagire con l’arte di Salvatore Arancio. Il progetto si arricchirà anche con i programmi partecipativi Art Thinking e Art Walking a cura di Cascino e Carmentano, tra workshop e passeggiate partecipative. 
Qui il programma completo di Matera 2019.
In home: Filippo Riniolo, Rapporti
In alto: Dario Carmentano, La Fonte del Tempo

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