15 febbraio 2019

Franco Grignani al m.a.x. di Chiasso

 

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Il logo con cui in tutto il mondo, oggi, si identifica la pura lana vergine? L’ha inventato lui: Franco Grignani, genio creativo tanto vulcanico quanto innovativo, capace di segnare il Novecento, che ha attraversato per intero. La mostra “Franco Grignani (1908-1999). Polisensorialità fra Arte, grafica e fotografia” al m.a.x museo di Chiasso, a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini, è una straordinaria occasione per approfondire la sua poliedrica ricerca: «L’antologica – spiega il museo – abbraccia tutti i settori esplorati da Grignani nel corso della sua carriera, dalla grafica al design, dalla fotografia alla pittura e alla scultura. Il percorso espositivo presenta oltre 300 opere – tra immagini fotografiche, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, oggetti di design -, dalla sua iniziale sperimentazione fotografica alla grafica pubblicitaria e alla Optical Art».
A raccontarci la mostra è Manuela Grignani  Sirtoli, la figlia, che con entusiasmo e passione si occupa della conservazione dell’immenso archivio del padre, l’Archivio Manuela Grignani Sirtoli, e dell’approfondimento della sua ricerca d’assoluta avanguardia. 
Come è nata la mostra “Franco Grignani (1908-1999). Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia”? Su quali aspetti della ricerca di Grignani si concentra? 
«M.a.x. museo di Chiasso, intitolato ad un genio della grafica come Max Huber ha al suo attivo, da sempre, mostre di altissimo livello e qualità. E, se ci riferiamo al passato nella storia del graphic design, scopriamo che i grandi grafici del ‘900 erano legati da grandi amicizie e da mutuo rispetto. Mario Piazza, docente di Design al Politecnico di Milano, mi ha proposto con la Dott.ssa Nicoletta Ossana Cavadini di dare vita ad una retrospettiva sul lavoro di mio padre Franco Grignani.  Ed era nata così: «Prendiamo un po’ di arte, grafica e fotografia e ne facciamo una mostra». Nel momento, però, in cui si approfondiscono i vari temi di ricerca di mio padre si entra in un labirinto di rimandi tematici, di ricerche correlate, di immagini che escono dall’arte per essere impiegate con pieno successo nel difficile processo della comunicazione visiva, e che escono dal mondo della comunicazione per entrare nei meandri delle tensioni e induzioni della sperimentazione fotografica. Il tutto con grandissima naturalezza. Quindi questa è una mostra sulla ricerca artistica, la fotografia sperimentale e il graphic design che ci ha condotto un po’ oltre le nostre aspettative, perché mio padre è indubbiamente un uomo di assai difficile catalogazione».
Potrebbe ricordarci, brevemente, la complessità e la portata della figura di Grignani?
«Cosa preferiva essere? Artista, fotografo o graphic designer? Certamente nasce come artista. Uno di quegli eletti cui il destino regala un fuoco interiore, dà un animo puro per perseguire con coerenza e intelligenza quel cono di luce così ben delineato nella loro mente. Era un uomo dotato di una fantasia senza limiti sorretta dal massimo rispetto per tutti quegli strumenti che la scienza e la razionalità gli offrivano per la realizzazione dei suoi progetti. «Non puoi arrivare da nessuna parte se non hai ben chiara in mente l’immagine di quello che vuoi fare». Quindi zero improvvisazione! Anche se spesso, soprattutto nella sperimentazione fotografica, sembra che quei viluppi di tensioni siano unicamente frutto del caso. Mai fu detta cosa più inesatta. Anche in quel caso, la sua ricerca di un fenomeno di tensione veniva fermata dove, nella sua mente, doveva essere fermata. Nella mostra ci sono due immagini (un disegno futurista ed un fotogramma di una rete da pollaio) che ben spiegano le sue origini di giovane futurista dal gusto già algido e raffinato che si avvia all’uso della tecnica fotografica per esplorare nuove possibilità di immagine. Era un uomo dalle grandi certezze, dalle scelte di gusto estremamente sicure. Forse non è il termine più adatto. Forse dovrei dire che aveva le idee chiare sulla strada da seguire per ottenere quello che voleva. Questo rimanda alla sua preparazione scientifica e non artistica. Non ha mai frequentato una Accademia, e gli studi di matematica e architettura hanno fatto il resto. La sua appartenenza al Secondo Futurismo l’aveva reso  acuto osservatore delle trasformazioni del mondo. Quel mondo che andava perdendo i suoi contorni statici per dare origine ad una nuova visione della realtà, in chiave di velocità e movimento. Già sulle riviste universitarie amava ritrarsi con tratti sintetici e l’enfasi sull’occhio. Uno sguardo indagatore, forte, vigile sul mondo. Il tutto rigorosamente bianco e nero. Quindi la scelta di privilegiare “l’Occhio”, il modo di vedere dell’Occhio, tutto ciò che viene assorbito dall’Occhio, consapevolmente o inconsapevolmente, direttamente o tramite una visione laterale data dal movimento del mondo, dalle sfocature o dall’incisione dell’immagine era quasi un destino presegnato. 
Chi l’ha conosciuto lo ricorda come un uomo dal tratto estremamente autorevole, ma riservato, il cui unico desiderio era usare il proprio tempo nella ricerca, nello studio, nell’elaborazione di nuove metodologie. Dietro quella apparenza così composta e severa aveva un mondo mentale di magnifiche visioni, di incredibili sogni, rutilanti composizioni di gusto straordinario. Era autore di originali testi “poetici” da accompagnare ai suoi avvisi per la comunicazione (trentennale comunicazione), per la fototipolitozincografia Alfieri & Lacroix. Forse si dovrebbe parlare di composta esuberanza, dove il “composta” si riferisce alla sua riservatezza e l’esuberanza si riferisce alla fantasia e alla iperproduttività. Era capace di presentarsi ad un incontro per lo studio di un marchio con 25 proposte diverse, una più valida dell’altra; idee e schizzi a ruota libera». 
In mostra saranno esposti materiali d’archivio inediti. Di che tipo di documenti si tratta? 
«Sugli inediti la mostra di Chiasso presenta una serie di schizzi e pagine tratte dai suoi appunti. Gli appunti d’arte sono dei deliziosi quadernetti dove veniva studiato il preliminare del quadro (la struttura regolare portante del quadro) cui doveva poi essere impressa la variante di calcolo che avrebbe fatto muovere poi l’opera in accordo a queste progressioni… Altri fogli riportano schizzi  a mano libera alla ricerca del marchio ideale, dell’impaginazione ideale, del carattere tipografico ideale. Mio padre ha lasciato il segno della sua ricerca e della sua fantasia su migliaia di fogli, blocchi, retri di vecchi manifesti, retri di copertine, griglie di impaginazione, che una volta esaurito lo scopo servivano da materiale per schizzi, come se non avesse fogli a sufficienza…Disegnava ovunque alternando i suoi disegni di ricerca al disegno puramente descrittivo di qualcosa che gli era piaciuto: mobile, poltrona, cornice o cavallo Tang…Un mondo attraverso la punta di una matita…che doveva essere temperata in modo impeccabile perché era il primo gradino verso la perfezione».
Grignani attrae fortemente l’interesse delle nuove generazioni…
«Tanti ragazzi mi scrivono e mi chiedono di sapere di più su quest’uomo che ha anticipato i tempi, che vedeva cinquant’anni avanti la sua epoca e che, come tutti i precursori, ha avuto danni e gloria da questa sua lungimiranza e auguro loro di avere la stessa determinazione, lo stesso incredibile entusiasmo, auguro loro di sapersi divertire come lui si è divertito, di saper giocare molto seriamente, come lui ha giocato».
In quali altre mostre potremo, nei prossimi mesi, incontrare nuovamente la ricerca di Grignani?
«Annuncio la prossima mostra di fotografia al MUFOCO – Museo della Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), nel gennaio 2020, come già anticipato dalla programmazione del m.a.x. museo. La scaramanzia vieta di dare per scontati sogni e probabili progetti, ma certamente non mi fermo qui». (Silvia Conta)
Franco Grignani
“Franco Grignani (1908-1999). Polisensorialità fra Arte, grafica e fotografia”
a cura di Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
Dal 17 febbraio al 15 settembre 2019
m.a.x. museo
Via Dante Alighieri 6, Chiasso (Svizzera)
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00
www.maxmuseo.ch, http://www.centroculturalechiasso.ch/m-a-x-museo/,  info@maxmuseo.ch

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