01 marzo 2019

Il ragazzino e la luce a Londra

 

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Nella sede londinese della Dorothy Circus Gallery è in corso, fino al 28 febbraio, la personale di Alessia Iannetti “The Little Boy and the Glowing Globe”, nata da un progetto editoriale in collaborazione con l’etichetta discografica californiana Waxploitation Records. Abbiamo approfondito la mostra e il rapporto tra le due sedi della galleria, a Roma e a Londra, attraverso le parole della gallerista Alexandra Mazzanti.
Quali opere avete presentato nella personale di Alessia Iannetti?
«La mostra inaugurata è un focus show: non si tratta infatti di una personale ma dell’esposizione di un progetto editoriale molto speciale “Stories for Ways & Means”, realizzato dall’artista in collaborazione con l’etichetta discografica californiana Waxploitation Records. “The Little Boy and the Glowing Globe” è una favola scritta dalla musicista svedese Anna Von Hausswolff e dalla sorella Maria, le cui illustrazioni sono state create da Alessia Iannetti. Al progetto hanno contribuito anche grandi nomi della musica contemporanea quali Tom Waits, Bon Iver, Nick Cave. Nella serie in mostra, contraddistinta da 13 disegni, l’artista descrive l’inquietudine vissuta da un bambino rimasto solo in una stanza buia e la sua successiva redenzione. In bilico tra reale e fantastico, il protagonista ritorna ad uno stato di quiete soltanto dopo aver attraversato le tenebre ed essersi mutato in spirito. È la nostra stessa artista a definire l’opera delle sorelle Von Hausswolff come “perfetta” per lei. L’atmosfera onirica e buia creata dalle svedesi, infatti, si sposa a perfezione con lo stile artistico della Iannetti, sempre teso ad esplorare le dimensioni più intime e profonde dell’animo umano, attraverso una particolare attenzione anche nei confronti dei dettagli più sfuggenti. La fortuita collaborazione viene descritta, sempre dall’artista italiana, come pensata per questo preciso momento della sua vita ed il risultato è intuibile dalla riuscita combinazione tra disegno e melodia, a cavallo tra tangibile melanconia ed inquietudine profonda, ma con un messaggio di speranza legato ad una salvifica pace interiore».
Può riassumerci, brevemente, i cardini della ricerca dell’artista?
«Il lavoro di Alessia Iannetti, ex allieva di Omar Galliani, è caratterizzato non solo dall’eccezionale tecnica della grafite, appresa dal suo maestro, ma anche da una colta ricerca dell’illustrazione contemporanea. Con la sua adesione ad un Neoclassicismo onirico e surreale, Iannetti è apprezzata anche negli Stati Uniti come una delle più originali artiste Neo Surrealiste italiane. Nelle sue opere c’è tanto dell’immaginario rock dark della musica anglosassone, quanto del “tema dell’ombra” delle letterature di Nabokov, Ray Bradbury, Stephen King e Novalis. Ad influenzarla, inoltre, non solo i maestri del sublime liberty, come Corcos o Rosetti, ma anche l’ipnotica e romantica fotografia di Margaret Cameron e Lewis Carroll».
Una paio di domande sulla Dorothy Circus Gallery: che cosa significa gestire una galleria con una sede a Roma e una a Londra? 
«Avere due gallerie in due città cosi diverse tra loro, significa sicuramente ampliare le proprie prospettive e avere una doppia opportunità di diffondere l’arte selezionata. Lanciare una seconda sede in un altro paese rappresenta una sfida e una crescita, poiché nonostante la cultura europea sia condivisa, sono molte le sfumature che determinano la percezione del pubblico, soprattutto quello British. Tuttavia la mia galleria rivolge da sempre la sua ricerca ad un pubblico internazionale, che ci segue scegliendo di visitarci tra le due città o semplicemente sul web. La Dorothy Circus è nata nella Roma della grande bellezza come luogo di confine tra realtà e surrealtà: nel nostro concept – come anche nel nome – è implicita l’itinerance. La scelta di estendere questo concept e lifestyle in altre città è quindi parte dell’espressione dell’idea stessa dietro al mondo Dorothy Circus. La programmazione è studiata ad hoc per ciascuna delle due sedi e, seppure molti degli artisti proposti siano in comune, per alcuni eventi si differenzia tra le due città. Nella selezione delle mostre cerco di tenere presente il mood di ciascuna delle gallerie e scegliere la combinazione più adatta. Molti Artisti, come SETH, avranno con noi una doppia esposizione che avviene contemporaneamente. Altri artisti invece sono in esclusiva per una delle due sedi, come l’iraniana Afarin Sajedi, che avrà la sua personale a Londra, e il russo Andrey Remnev che presenteremo per la prima volta il prossimo dicembre in esclusiva a Roma».
Che mostre avete in programma per i prossimi mesi?
«La nostra programmazione viene definita con almeno due anni di anticipo e segue una linea curatoriale molto precisa. Il programma del 2019 – dal titolo “Turning Page” – prende ispirazione dal Nadir di quest’ultimo decennio e simboleggia un momento di chiusura: l’ultimo punto visibile di luce prima della notte e l’ultimo momento in cui siamo coscienti appena prima di voltare pagina verso un nuovo capitolo, una nuova decade. La stagione sarà aperta dall’attesissima personale dell’artista iraniana Afarin Sajedi, dal titolo “Ecce Homo” – dal 7 marzo al 5 aprile alla DCG Londra – che porta nuovamente l’accento sul costante impegno e il vivo interesse per la rappresentazione e l’iconografia del femminile nel mondo dell’Arte. Si parlerà ancora della Donna, con particolare attenzione alle relazioni materne, ad aprile attraverso la mostra collettiva “Mother & Child”, che esporrà opere di più di trenta tra i nostri artisti più celebri e desiderati, quali Javier Calleja, Andrea Kowch, Audrey Kawasaki, Jade Riveira, Aron Wiesenfeld, Marion Peck, Mark Ryden e molti altri. Al fine di offrire una visione completa a livello internazionale delle più vibranti avanguardie dell’arte contemporanea – l’Arte Asiatica, la Street Art, e il Pop Surrealism – nel mese di giugno presenteremo un’altra double-exhibition in entrambe le nostre sedi, questa volta con protagonisti lo street artist italiano Millo e l’artista giapponese Hikari Shimoda».

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