13 marzo 2019

Romantica Italia

 
Ultimi giorni per scoprire una grande mostra. A Milano le “passioni su tela” che permearono il mondo occidentale, plasmando vite, pensiero e addirittura creando nazioni

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Il termine romanticismo oggi sembra richiamare valori, ideali e tendenze fuori moda, se non superati da un affannato correre esistenziale alla ricerca di successo, denaro, notorietà con rapporti gelidamente essenziali e altre vaghezze del genere grazie all’ausilio di compiacenti social monologanti, di stringati sms o di appaganti whatsApp che favoriscono l’organizzazione del tempo da dedicare oltre a ‘quelli che contano’ anche a una solitudine in crescendo, figlia di un individualismo sfrenato.
Pare impossibile che circa due secoli fa sia nato un movimento corale come il Romanticismo, diffuso in tutto il mondo occidentale, che ha avuto larga risonanza e presa anche nella nostra penisola, permeando di sé attraverso infinite sfaccettature tutti gli aspetti del sapere attraverso la vis di amore e passione capaci di plasmare vite e addirittura di creare Stati come l’Italia, frutto di ardore, coraggio ed eroismo generati dall’amor di patria: un Romanticismo che in Italia finisce con il coincidere con il Risorgimento.
A Milano, cuore pulsante di quell’Italia in fieri di cui rappresenta la capitale culturale in letteratura, musica e arti figurative con nomi ineludibili (Leopardi, Manzoni, Rossini, Verdi, Hayez…) – la più moderna ed europea delle nostre città (allora come ora) tanto da essere prediletta da Stendhal – una grande e affascinante mostra, la prima dedicata al contributo italiano al Romanticismo, racconta attraverso splendide testimonianze l’epoca che va dalle avvisaglie preromantiche fino al 1861, anno in cui realizzata l’Unità d’Italia termina quell’eroica spinta nazionalista per lasciare il campo alla realistica presa di coscienza degli infiniti problemi di una terra frantumata da quasi 1300 anni.
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Francesco Hayez, La Meditazione, 1851
Organizzata in due sedi con 21 sezioni: 16 alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala (sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano) e 5 al Museo Poldi Pezzoli, la seducente esposizione curata con scelte pertinenti da Fernando Mazzocca – la più completa e riuscita su quell’epoca – si dipana attraverso 200 opere di artisti italiani e stranieri, provenienti da musei e collezioni private italiane ed estere, 42 delle quali mai esposte prima e 14 mai viste in Italia.
Resteranno, oltre all’approfondito lavoro scientifico che ha consentito tra l’altro nuove attribuzioni, accurati restauri di molte opere esposte contribuendo alla conservazione del patrimonio culturale e l’esaustivo catalogo con schede delle opere e saggi a testimonianza di questa celebrazione delle radici di un’unità disattesa, dimenticata e quasi sconosciuta non solo a molti, ma soprattutto a classi politiche che spinte dal proprio particolare non sanno o non vogliono sapere che il futuro si costruisce anche con il passato. Cosa si può peraltro pretendere da chi è cresciuto nella bambagia di un labile benessere forgiato da egoismi all’ennesima potenza e da una cultura sempre più carente e sfilacciata?
La mostra tuttavia piace moltissimo ed entusiasma al massimo grado, segno che un tuffo in questo glorioso passato può rinfocolare sentimenti sopiti e valori sbiaditi e allora si può ancora credere che l’Italia disegnata nel 1851 da Francesco Hayez nella melanconica tela La Meditazione (titolo di opportunità politica all’epoca per evitare i rigori della censura austriaca) come una splendida giovane discinta con il seno scoperto, madre generosa che allatta i propri figli e che con i simboli allude alle Cinque giornate di Milano, si riferisca solo a battaglie perse e non a una guerra perduta visto che sotto le ceneri ardono ancora braci.
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Alessandro La Volpe, La grotta dei Cappuccini ad Amalfi, 1850 ca
Un percorso vario e stimolante attraverso le nuove tematiche predilette dagli artisti di un ieri non così lontano: una natura filtrata attraverso le loro singole emotività che indagano il reale, ciascuna con il proprio ‘occhio dell’anima’, quasi che la finestra del proprio studio sia per ognuno un singolarissimo autoritratto. 
Prendendo a prestito titoli di celebri romanzi dell’800 si passa dalle cime tempestose al fascino maestoso delle Alpi fino al senso di misterioso e inquieto stupore suggerito dalla notte illuminata da una gelida luna come in Notturno con effetto di luna del paesaggista Giuseppe Piero Bagetti o dalle forze devastanti di Un tifone nel golfo di Procida di Salvatore Fergola o da un gioiello di Alessandro La Volpe La grotta dei Cappuccini ad Amalfi, cornice di uno splendido panorama sulla città. Colpiscono anche le vedute urbane di Angelo Inganni con scorci del Duomo di Milano e della vita pulsante che vibra intorno.
Altra nuova tematica cara al Romanticismo è il ritratto in primis quello di Alessandro Manzoni dal temperamento riservato e schivo e restio a farsi da ritrarre e dei personaggi del suo celeberrimo romanzo sui quali si accende la fantasia degli artisti come Eliseo Sala che racconta la pudica e contenuta ansia di Lucia Mondella che guarda dalla finestra se ritorna il suo fidanzato nel giorno stabilito per le nozze.
Suggestive le scene di vita popolare che toccano il tema del riscatto dei Miserabili ripreso con infinite sfumature, toccante fra le altre di Giuseppe Molteni Un ragazzetto venditore di latte con una capra entrambi rappresentati con dignitoso contegno.
Da non perdere costumi provenienti dalla Scala riferiti a famose opere ottocentesche oltre a video con spezzoni di opere liriche e film ispirati a queste: testimonianza del perdurare nel ‘900 del gusto romantico.
Uno splendido e imperdibile viaggio nell’800 attraverso terre, ambienti e situazioni alla scoperta di un’umanità palpitante alla ricerca di sé, degli altri e del mondo senza dimenticare di indagare quello che rimane dell’800nella Milano di oggi.
Wanda Castelnuovo

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