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Barbara Hammer, capostipite dell’arte femminista e regista sperimentale, è scomparsa sabato, 16 marzo, a 79 anni, al termine di una lunga battaglia contro il cancro, che le era stato diagnosticato nel 2006. Nei suoi ultimi anni, Hammer è stata una sostenitrice dell’eutanasia e lo scorso ottobre, al Whitney Museum di New York, performò The Art of Dying or (Palliative Art Making in the Age of Anxiety), lecture in cui si raccontavano dettagliatamente tanto il suo percorso artistico che il suo desiderio di morire dignitosamente.
«C’è una gran paura di parlare della morte nel mondo occidentale. È come se non nominandola si potesse mandarla via ma facciamo un cattivo servizio per noi stessi, a non impegnarci in questa discussione. Invece, potremmo considerarla come un rito di passaggio che desideriamo affrontare», dichiarò Hammer in quella occasione.
Nata il 15 maggio del 1939, a Holllywood, Hammer iniziò il suo percorso artistico negli anni ’60, lavorando su temi quali il gender, il queer, la sessualità, il corpo e la morte, aprendo la strada a un nuovo cinema apertamente femminista e omosessuale. La svolta avvenne nel 1974, quando completò Dyketactics, film girato con un frequente utilizzo della tecnica della sovrapposizione di immagini, un metodo che sarebbe diventato la sua cifra stilistica, che racconta la storia di un gruppo di donne in una foresta, famoso anche per la prima scena di sesso lesbico, girata senza lo sguardo maschile. Durante gli anni ’80, Hammer si impegnò anche nella lotta all’AIDS, organizzando manifestazioni e firmando Snow Job, documentario del 1986 che esplora l’isteria mediatica intorno all’epidemia.
Dopo la diagnosi di cancro ovarico, Hammer ha affrontato la malattia e mortalità attraverso le sue opere e ha anche istituito la Barbara Hammer Lesbian Experimental Filmmaking Grant, per sostenere la produzione di opere. Il suo lavoro sarà esposto alla Whitney Biennial di quest’anno e sarà oggetto di diverse mostre al Contemporary Arts Museum di Houston, ad aprile, e al Wexner Center for the Arts di Columbus, in Ohio, a giugno.