12 aprile 2019

Deculturizzazione e Bauhaus a Museion

 

di

A Museion, a Bolzano, questa sera, 12 aprile, inaugurano due nuove mostre: “Doing Deculturalization” a cura di Ilse Lafer, guest curator nel museo altoatesino per il 2019, e “Ludwig Hirschfeld-Mack. Spettacoli di luce colorata”, a cura di Andreas Hapkemeyer, che omaggia il centenario della fondazione del Bauhaus. 
“Doing Deculturalization” prende avvio dagli scritti di Carla Lonzi  e dal suo concetto femminista di deculturizzazione per rileggerli e attualizzarli attraverso un percorso che si sonda, ha spiegato il museo, tra «oltre 40 posizioni di artiste e archivi – con una particolare attenzione per quelle all’interno dell’Archivio di Nuova Scrittura (ANS), Collezione Museion». La mostra dedicata a Ludwig Hirschfeld-Mack (1893-1965)  “Spettacoli di luce colorata”, presenta, invece, il “Lichtspiel-Apparat”, una macchina per spettacoli di luce colorata, inventata dall’artista nell’ambito del Bauhaus: «L’opera, realizzata negli anni venti del Novecento, è una delle prime in assoluto a combinare luce elettrica e movimento e si pone al crocevia fra diverse forme di espressione artistica – pittura astratta, teatro, film e scultura di luce». A completare la mostra fotografie, piani di costruzioni, partiture, filmati storici e recenti.
Abbiamo approfondito le due mostre attraverso alcune domande ai curatori.
Ecco le risposte di Ilse Lafer su “Doing Deculturalization”:
Come è nata la mostra? 
«La mostra è nata dall’invito da parte di Museion a realizzare un progetto come curatrice ospite e nasce dal confronto con l’istituzione e le sue collezioni, in particolare dall’ANS – Archivio di Nuova Scrittura».
Qual è il concept della mostra?
«La mostra prende le mosse dagli scritti della critica e storica dell’arte italiana Carla Lonzi (1931-1982) e dal suo concetto di deculturizzazione inteso come rottura radicale e creazione di un vuoto all’interno di una cultura dominata fino ad allora esclusivamente dall’uomo, ed in cui nemmeno l’arte costituisce un’eccezione. La mostra ruota in vari modi intorno a questa rottura radicale o vuoto e pone l’attenzione, da un lato, sul femminismo italiano degli anni settanta del secolo scorso – fenomeno fino ad ora poco discusso a livello internazionale, e il suo difficile rapporto con l’arte. Dall’altro, l’arte femminista è considerata alla luce del concetto di deculturizzazione introdotto da Lonzi – da una prospettiva sia storica che attuale». 
Che cosa possiamo vedere in mostra e come è strutturato il percorso espositivo?
«Il percorso si snoda attraverso due piani del museo, con oltre 40 posizioni di artiste, sia storiche che recenti e archivi. Il vuoto è un principio importante dell’esposizione, sia per quanto riguarda le opere presentate che l’architettura espositiva, creata per l’occasione grazie ad un’intensa collaborazione con Lukas Maria Kaufmann. L’intento era riuscire a tradurre arte, archivi e allestimento in una forma che rendesse giustizia del carattere frammentario, talvolta introspettivo e tuttavia aperto, degli oggetti esposti. In questo senso, l’allestimento è concepito per offrire al pubblico continue possibilità di seduta e quindi di approfondimento dei materiali e delle opere esposte».
Da dove provengono i materiali esposti?
«I materiali provengono da numerose collezioni e archivi, tra cui ricordo l’Archivio di Nuova Scrittura – Collezione Paolo Della Grazia, conservato a Museion e al Mart di Trento e Rovereto, quest’ultimo è presente anche con numerose opere dalla Donazione Mirella Bentivoglio, dal Fondo Suzanne Santoro, ARCHIVIA Archivi, Biblioteche, Centri di Documentazione delle Donne, Roma e dall’Archivio Carla Lonzi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma».
Qui le parole di Andreas Hapkemeyer sulla mostra “Ludwig Hirschfeld-Mack. Spettacoli di luce colorata”.
Come è nata la mostra dedicata a Ludwig Hirschfeld-Mack? 
«In occasione dei 100 anni di Bauhaus abbiamo pensato a quest’opera molto particolare: l’apparecchio per i giochi di luce colorata, sviluppato da Ludwig Hirschfeld-Mack negli anni 1923/24. Nel 2000, assieme ai musei ebraici di Francoforte e Vienna, Museion aveva dedicato una mostra a questo artista del Bauhaus, la cui figlia vive a Merano dall’inizio degli anni ’60. Poiché l’originale era andato perduto, in occasione della mostra l’apparecchio fu ricostruito ed entrò a far parte della nostra collezione. L’importanza dell’apparecchio sta nel fatto che è una delle prime opere d’arte moderna basate sull’utilizzo della luce elettrica. L’intento di Hirschfeld-Mack era in pratica trasporre la pittura astratta in movimento reale». 
Che tipo mostra sarà? 
«Si tratta di una mostra documentaria, che intende spiegare lo sviluppo, ma anche il funzionamento, di questa macchina molto complessa. Per esempio ci sono riproduzioni degli spartiti che descrivono i movimenti delle lampade e delle sagome, guidati dalla musica ed eseguiti da quattro-cinque persone».
Come sarà articolato il percorso espositivo?
«La mostra, realizzata nelle sale della Collezione studio di Museion, prende le mosse dalla macchina e dalle riprese filmiche di quattro spettacoli di luce colorata, oltre a un film sul funzionamento tecnico della macchina. Seguono sei sezioni con testi e riproduzioni dedicati a diversi aspetti di quest’opera straordinaria».
Da dove provengono i materiali esposti? 
«Gli eredi dell’artista, Archivio Bauhaus di Berlino e l’Archivio dell’Università di Melbourne hanno messo a disposizione riproduzioni autorizzate, che permettono di ricostruire i vari aspetti dell’apparato: l’idea iniziale, le piantine di costruzione, gli spartiti, materiale sulle feste Bauhaus – nel cui contesto è nata l’idea dell’apparecchio – nonché i tentativi di impiegare la macchina per un radicale innovamento della pubblicità luminosa nelle metropoli».
Come si inerisce questa mostra nella programmazione di Museion? 
«Questo lavoro di Hirschfeld-Mack si pone al crocevia tra pittura, cinema e teatro ed è un antenato delle opere di luce, di cui Museion ha numerosi esempi in collezione: da Otto Piene, Gianni Colombo, Alberto Biasi e Heinz Mack a Maurizio Nannucci, Francois Morellet, Michel Verjux, Cerith Wyn Evans, Spencer Finch, Ceal Floyer». (Silvia Conta) 
In homepage: Doing Deculturalization, veduta della mostra a Museion. Foto Luca Meneghel
In primo piano: Marion Baruch, L’autre nom, 1994/2019, Courtesy the artist, Galerie Anne-Sarah Bénichou (Paris) and Galerie Laurence Bernard (Genève)
In alto: Ludwig Hirschfeld-Mack, Farbenlichtspiele, reconstruction 2000. A film by Corinne Schweizer, Peter Böhm (videostill
“Doing Deculturalization”
 a cura di Ilse Lafer, guest curator
Dal 13 aprile al 3 novembre 2019
“Ludwig Hirschfeld-Mack. Spettacoli di luce colorata”
A cura di Andreas Hapkemeyer
Dal 13 aprile al 3 novembre 2019
Museion
Piazza Piero Siena 1, Bolzano
Opening: 12 aprile 2019, ore 19.00
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00, ogni giovedì dalle 10.00 alle 22.00 (lunedì chiuso)
www.museion.it, info@museion.it

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui