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In fuga da Parigi, sotto assedio delle truppe tedesche, si rifugiò a New York, dove aprì la sua prima galleria d’arte, dedicata a “questo secolo”. La storia di Peggy Guggenheim è quella di un Novecento attraversato con passione, dai salotti bohemien alle Cascate del Niagara, ma fu a Venezia che la grande mecenate e icona di stile decise di rimanere, fino alla sua scomparsa, il 23 dicembre del 1979. Queste vicende biografiche, come quelle della sua incredibile collezione – che fu esposta per la prima volta alla 24ma edizione della Biennale d’arte, nel Padiglione greco, ed è stata un crocevia delle personalità dell’arte e della cultura più influenti del XX Secolo – sono già conosciute ma rimangono ancora tanti aspetti inediti, che saranno raccontati a Incroci, una serie di appuntamenti con artisti, curatori, scrittori e studiosi, invitati dal museo Guggenheim di Venezia a presentare la loro visione dei fatti.
Incroci fa parte del più ampio Public Program, dedicato alla “Continuità di una visione” e realizzato con il sostegno della Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz. Si tratta di una serie di attività che si svolgono tutto l’anno, dentro e fuori il museo, volte ad attualizzare l’insegnamento di Peggy Guggenheim, a 40 anni dalla sua scomparsa e a 70 dalla prima mostra organizzata a Palazzo Venier dei Leoni.
Si inizia giovedì, 23 maggio, per un doppio appuntamento, alle 11 e alle 15, con Paolo Patelli. Nato in Istria nel 1934, Patelli frequentò Palazzo Venier dei Leoni negli anni ’50, quando Peggy apriva le porte della propria casa, acquistata nel 1948, a tutti coloro che volevano godere della sua collezione. Patelli restituirà i propri ricordi di quegli anni e racconterà come le opere della Collezione lo abbiano fortemente ispirato, nella sua produzione artistica.
Da maggio a ottobre, nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni, si alterneranno lo scrittore e critico cinematografico Carlo Montanaro, il curatore e storico dell’arte Luca Massimo Barbero, il giornalista e storyteller Luca Scarlini, il fotografo Nino Migliori, la critica e curatrice Maria Luisa Frisa, lo scritto Tiziano Scarpa. Sette racconti, sette tagli e spunti originali sulla collezionista americana e la sua arte.