23 maggio 2019

Ceramica contemporanea. Ancora pochi giorni per partecipare al concorso di Grottaglie

 

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Si rinnova il Concorso di ceramica “MediTERRAneo”, promosso dall’amministrazione comunale di Grottaglie. C’è tempo fino al 25 maggio per partecipare alla ventiseiesima edizione, con in palio premi di 3.500 e di 1.500 euro per i primi due classificati. Una storia antica, quella della ceramica, nel Comune tarantino, come testimoniano le collezioni del museo civico del Castello Episcopio, diretto da Daniela De Vincentis, e le antiche botteghe del Quartiere delle Ceramiche, attive da centinaia di anni. 
Decisa, però, la virata verso i linguaggi del contemporaneo, fortemente voluta dall’assessore alla cultura Betty Dubla, come dimostra anche la scelta di una giuria composta di curatori, docenti e artisti: Lorenzo Madaro, Crispino Lanza, Michele Guido e Susanna Torres. L’attenzione è concentrata sui cambiamenti del fare scultoreo, tra tradizione e innovazione. Abbiamo fatto tre domande a Lorenzo Madaro che, oltre a essere uno dei giurati, è il curatore della mostra collettiva che dal 29 giugno al 29 settembre presenterà nel Castello Episcopio le migliori sculture partecipanti. 
Come sta cambiando la ceramica a Grottaglie e il suo concorso? 
«Grottaglie è una città di grande fascino e merita un processo di valorizzazione, anche attraverso l’arte contemporanea, che il Comune sta attuando, anzitutto attraverso questo premio. Da moltissimi anni avevo in mente un progetto che potesse mettere in relazione gli artisti contemporanei con l’antica tradizione figula di Grottaglie, perciò sono molto felice dell’invito da parte del Comune. Immergersi nelle botteghe dei ceramisti grottagliesi, dai maestri come Vestita, ai più giovani e talentuosi come Giorgio Di Palma e Vincenzo Del Monaco, conoscere tecniche e processi di lavorazione, osservare i prodotti ceramici tipici di queste geografie: sono tutti aspetti sostanziali per addentrarsi in una storia senza tempo che coinvolge antropologia, artigianato, pensiero, cultura, passato e futuro. Ed io l’ho sempre fatto, in questi anni, ogni volta che ho avuto modo di transitare da Grottaglie. Sono molto curioso di visionare, insieme al resto della commissione, i lavori di chi ha aderito alla call. Spero che ci sarà tanto da fare nei giorni in cui ci riuniremo, perché immagino una mostra corale di grande intensità, con presenze differenti, maestri e giovani artisti, da allestire negli stupefacenti spazi del Castello Episcopio, che con il suo profilo decadente ben si presta a un confronto dialettico con l’arte contemporanea. Spero quindi di potermi impegnare per creare una sinergia tra gli artisti contemporanei e la città. Sarebbe importante, anzitutto, pensare a un ciclo di residenze nelle botteghe» 
Cosa ti aspetti da questa edizione del premio? Che impressioni hai percepito e che feedback stai ricevendo? 
«Sento molto fermento. Abbiamo riflettuto molto sulle ragioni di questa edizione e sulla mostra. Moltissimi artisti ci hanno scritto, in queste settimane, per ricevere informazioni, conoscere ulteriori dettagli e orientarsi rispetto alla call lanciata dal comune: mi auguro quindi in una partecipazione ampia, anche composita. Ci tengo molto che la mostra possa proporre progettualità, stili, percorsi differenti, nell’orbita della ricerca». 
La ceramica oggi che ruolo ha nei linguaggi del contemporaneo? 
«Ci ho pensato molto in questi ultimi anni, ogni volta che ho avuto modo di lavorare o dialogare con artisti che hanno usato la ceramica con una certa concentrazione: penso a Ugo La Pietra, Alessandro Roma, Nero, Franco Dellerba, Salvatore Arancio e a molti altri. Della ceramica mi interessa molto il tessuto magmatico della sua materia, i processi di lavorazione, il corpo a corpo con tra il fare e il pensare, il dialogo tra gli aspetti tecnici artigianali e le riflessioni dell’arte. Penso che per rinnovarlo e renderlo sostenibile, il futuro dell’artigianato ceramico dovrà transitare dal dialogo costante con l’arte contemporanea e gli artisti, perciò mi auguro che Grottaglie potrà ispirarsi all’ottimo lavoro che si fa a Faenza, con il M.I.C., il Museo Zauli e Bottega Gatti». (Francesco Paolo Del Re)

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