05 giugno 2019

9 autori anticonformisti da Emanuel Layr, Roma

 

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Nelle sede di Roma della galleria Emanuel Layr, inaugura domani, 7 giugno, la mostra “Lost in the pool of shadows. Un rifiuto comprensibile”, a cura di Luca Lo Pinto, che pone in dialogo lavori di Vincenzo Agnetti, Sarah Margnetti, Cloti Ricciardi, Amelia Rosselli, Cinzia Ruggeri, Franca Sacchi, Suzanne Santoro, Roman Stanczak, Patrizia Vicinelli. «La mostra – ha spiegato la galleria alla stampa – mette insieme figure accomunate da pratiche artistiche ed esistenze animate da un rapporto di rifiuto, di sfida e insieme dall’urgenza di affermare la propria voce all’interno del sistema culturale in cui si sono mosse o tuttora si muovono. Buona parte delle opere sono state prodotte in un momento storico, gli inizi degli anni ’70, animato dall’aspirazione a dare vita alle utopie e da una forma di resistenza portata avanti su un piano linguistico e personale. Artisti che condividono un’insofferenza verso le strutture dominanti, una fragilità emotiva, un senso di non appartenenza, una continua volontà di rimettersi in discussione, un legame inscindibile tra il proprio vissuto e la propria arte».
Abbiamo posto alcune domande a Luca Lo Pinto, curatore della mostra.
Come è nata la mostra?
«La mostra nasce dal desiderio di associare una serie di figure accomunate da un medesimo rifiuto verso un sistema di codici prefissato e un mondo culturale dominante. Artisti e poetesse che hanno avuto la capacità di tradurre un perenne senso di disagio e precarietà in una forma di resistenza su un piano linguistico e personale. Un modo totale di vivere l’arte che ha prodotto esistenze travagliate spesso conclusasi tragicamente (penso alla Rosselli e Vicinelli). Vivendo oggi in un sistema culturale sempre più professionalizzato e convenzionale, ho pensato fosse importante, se non urgente, dare spazio e voce ad autori volutamente indisciplinati, insofferenti ad ogni conformismo, profondamente personali e poetici nel linguaggio».
Come avete selezionato gli autori invitati e come si articola il percorso espositivo?
«Ho privilegiato figure che ritengo non siano state ad oggi sufficientemente riconosciute rispetto a quanto meriterebbero, forse perché difficilmente ascrivibili a correnti o categorie. Sono opere che riflettono persone dotate di uno sguardo laterale che hanno prodotto elementi di disequilibrio e di rottura nel contesto culturale in cui si sono mosse. La mostra include perlopiù lavori storici tra cui opere importanti come “Ritratto – Oggi io e te abbiamo detto di no” di Vincenzo Agnetti del 1971 o “Mount of Venus and beyond”, il calco in resina che Suzanne Santoro fece del suo sesso nello stesso anno. A Cloti Ricciardi ho chiesto di presentare, tramite un “reenactment documentativo”, l’azione “Vietato l’ingresso agli uomini” che realizzò nel 1972 a Incontri Internazionali d’arte a Roma. A fare da accompagnamento sonoro alla mostra sarà l’album del 1973 “Ho Sempre Desiderato Avere Un Cane, Un Gatto Ed Un Cavallo – Ora Ho Un Gatto Ed Un Cavallo, Mi Manca Soltanto Il Cane” di Franca Sacchi, una delle poche donne attive nella musica elettronica sperimentale italiana negli anni 60’ e 70’ che ha poi abbandonato il mondo dell’arte e della musica per dedicarsi all’insegnamento yoga. Per evitare che risultasse una mostra eccessivamente storica o nostalgica, ho chiesto poi ad una giovane artista svizzera Sarah Margnetti di concepire dei wall paintings che potessero abbracciare idealmente questi immaginari cosi eterogenei. E’ una famiglia di outsiders che dà vita ad un paesaggio scomposto di corpi, suoni, immagini e parole».
Due domande alla galleria Emanuel Layr: come si inserisce questa mostra nella vostra programmazione? 
«La galleria ha collaborato in diverse occasioni con artisti che sono stati attivi negli anni ’70-’80, al momento per esempio è in corso nella nostra sede di Vienna una mostra di Stano Filko, artista polacco che ha ricoperto un ruolo di spicco nella neo-avanguardia in Europa centrale. Il legame tra testo e immagine, indagato all’interno della mostra, è inoltre un tema fondamentale nella pratica di diversi artisti delle galleria, tra cui Julien Bismuth e Anna-Sophie Berger. Altri artisti, come Lili Reynaud-dewar e Lisa Holzer, strutturano invece la propria ricerca anche a partire dallo studio e la rielaborazione della tradizione. Questo materiale consente all’arte contemporanea di rigenerarsi e creare nuove connessioni, aprendo nuove possibilità di visione.
Le opere selezionate per la mostra non descrivono una situazione delimitata all’Italia, ma un sentire condiviso a livello internazionale in quegli anni. La mostra si focalizza su alcune figure che hanno ricoperto una posizione marginale e precaria rispetto al sistema dell’arte, in un mondo dominato dalla presenza di figure di sesso maschile. La ricerca della galleria si focalizza su artisti che indagano esattamente questo tipo di tematiche». 
Quali saranno le prossime mostre in programma a Roma?
«In autunno verrà presentata una personale di Stano Filko, il progetto metterà in luce una nuova prospettiva sulla sua interessante ricerca». (Silvia Conta)
Vincenzo Agnetti, Sarah Margnetti, Cloti Ricciardi, Amelia Rosselli, Cinzia Ruggeri, Franca Sacchi, Suzanne Santoro, Roman Stanczak, Patrizia Vicinelli
“Lost in the pool of shadows. Un rifiuto comprensibile”
A cura di Luca Lo Pinto 
Dall’8 giugno al 31 agosto 2019
Galerie Emanuel Layr  
Via dei Salumi 3, Roma
Opening: 7 giugno 2019, dalle 19.00 alle 21.00
Orari: dal giovedì al sabato, dalle 12.00 alle 19.00
www.emanuellayr.com, rome@emanuellayr.com

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