15 luglio 2019

Luci, vulcani e venti, incontrando l’arte contemporanea sul cammino della via Francigena

 

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Da sabato, 12 luglio, sono visitabili le opere permanenti realizzate per Lo spazio del cielo, progetto di arte contemporanea diretto da Arci Viterbo/Cantieri d’Arte e curato da Marco Trulli, con la collaborazione di Saverio Verini, in un’interessante sinergia con una moltitudine di realtà locali. Localizzato sul cammino della Via Francigena, nel tratto compreso tra Viterbo, Vetralla e Caprarola, intorno alla caldera del lago di Vico, è uno dei sette progetti selezionati dalla Regione Lazio, nell’ambito dell’Avviso Pubblico Arte sui Cammini. 
Continuando a immaginare il percorso nel senso seguito dagli antichi pellegrini, si parte dalla zona termale di Viterbo, dove Alfredo Pirri con la sua Lanterna termale, è intervenuto nella guardiola delle Ex Terme Inps, complesso inutilizzato da anni. L’intenzione, riuscita, dell’artista, è renderla una lanterna luminosa che, durante la notte, orienti il pellegrino e che, nelle ore diurne, sia un poetico invito a ritrovare la gentilezza e il rispetto reciproco, attraverso il delicato ma incisivo disegno di piume sui vetri delle finestre, retaggio, come dice l’artista, del «fremito degli uccelli in transito». 
A Vetralla, l’intervento di Elena Mazzi si inserisce nell’area naturalistica di Fossato Callo, accanto agli antichi lavatoi dove i pellegrini ma anche gli abitanti del luogo, hanno, nei secoli, con le ginocchia, mentre lavavano, formato un incavo nella pietra. L’artista, affascinata da sempre dai vulcani e dalle metamorfosi dei loro territori, ha realizzato, in collaborazione con Regula Zwicky, una lunga lastra di peperino, la roccia magmatica tipica della zona, lasciandola grezza e porosa e scolpendovi una simbolica mappa delle principali trasformazioni geologiche del paesaggio della zona, dovute in gran parte all’eruzione del vulcano vicano, a partire da circa 300mila anni fa. La scultura, intitolata 300mila anni in 344 centimetri, è posta, tramite una base in corten, all’altezza della mano del visitatore, inclinata in modo che si possa leggere ma anche toccare, ripetendo il gesto di devozione dei pellegrini verso le icone sacre. 
Infine, lungo il cammino, si arriva in un bosco di querce con un panorama mozzafiato sul Lago di Vico. Una zona ventosa, area del lancio dei deltaplani. Campo sintonico, di Matteo Nasini, non si vede subito, si scorge e, soprattutto, se c’è il vento tipico della zona, si sente. L’installazione è composta da quattro sculture basse di acciaio corten, mimetizzate tra i tronchi, con due fessure opposte a taglio verticale, dotate all’interno di corde acustiche e ogni scultura, se sollecitata dal vento, produce una nota. La direzione e l’intensità del vento produrranno un suono non catalogabile come musica. Irriproducibile e unico, al centro del perimetro acustico formato dalle sculture, il suono sarà quello di un accordo perfetto, formato dalle quattro note impostate sulle corde di ogni scultura, creando le condizioni per un’esperienza umana specifica, poetica e imprevedibile. 
In autunno sarà posizionato il quarto lavoro del progetto Torre Tuscia, di Teodosio Magnoni, per il quale si attendono ancora i permessi burocratici. (Cristina Cobianchi
In alto: Matteo Nasini, Campo sintonico, ph. Riccardo Muzzi

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