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Fino al 9 luglio 2018, il CAMUSAC-Cassino Museo Arte Contemporanea ospiterà un’antologica di Renato Ranaldi, a cura di Bruno Corà. Il titolo della mostra, “Clinamen”, si riferisce a quella condizione naturale e spontanea, a una deviazione materiale e concettuale che consente l’avvento di nuove fenomenologie, individuata da Lucrezio nelle sue riflessioni sul pensiero epicureo. Nel lavoro di Ranaldi – definito da Corà «uno tra gli artisti più radicali e sconcertanti apparsi sulla scena artistica italiana ed europea a partire dagli anni Sessanta del XX Secolo e tuttora attivo, refrattario a ogni identificazione critica che intenda coniugare la sua opera con tendenze e movimenti venutisi a manifestare negli ultimi sessant’anni» – questo fenomeno si verifica come prassi di incontro e contrasto tra entità esistenti o prodotte dall’artista, dalle quali dar vita a forme nuove, come nel ciclo di opere denominate Fuoriquadro (2008), Fuoriasse (2008), Fuoricarta (2012) e Scioperii (2014-15).
Nei vasti ambienti del Museo di Cassino, oltre le opere già citate, sono esposti un cospicuo numero di lavori, tra cui Bilico celeste, presentato alla Biennale di Venezia del 1988, Tetrabalulo (1989), Ikona (1996), Bilico d’i’ ciucho e la berva (2003), Nudo sdraiato (2005), La joie de mourir (2007), e alcune nuove installazioni realizzate in situ negli ambienti del museo in occasione della mostra.
Pubblicato anche un catalogo, edito da Gangemi Editore, comprendente le immagini di tutte le opere esposte, un testo inedito di Renato Ranaldi e un saggio critico di Bruno Corà.