30 luglio 2012

E la Continua fa quattro!

 
Un fair play tutto italiano premia la Galleria Continua in Francia. Dopo essere riusciti a portare nella lontana San Gimignano il bel mondo internazionale dell'arte, i tre ex ragazzi trascinano fuori Parigi migliaia di visitatori all'anno. Ora anche in una nuova sede. Dove, tra antichi mulini e vecchie cartiere abbandonate, aprono le porte alla creatività contemporanea. E danno vita a nuove relazioni tra luoghi della memoria e il presente dell'arte [di Livia de Leoni]

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La galleria Continua, giovane impresa toscana che nasce nel 1990 a San Gimignano lontana dai grandi riflettori, si impone all’attenzione concentrando la sua attività sulla creazione contemporanea. Oggi, dopo dodici anni, continua in parte ad attraversare circuiti poco convenzionali, come è stato il confronto tra passato e presente mediante una rilettura del paesaggio, base del progetto “Arte all’Arte”. Strategia di successo, tanto è che ora la Continua è la galleria italiana più internazionale, contando una sede in Cina e in Francia. L’avventura francese inizia nell’ottobre 2007 con lo spazio Le Moulin nel paese di Boissy-le-Châtel, a circa un’ora dalla capitale, in un’antica manifattura lungo una riviera su cui si estendeva un vecchio sito di cartiere. Qui i tre fondatori Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo hanno ristrutturato non solo un magnifico spazio di 10mila metri, che accoglie ogni anno 30mila visitatori, ma hanno imposto un nuovo modo di vivere l’arte. Accogliente e aggregante, lo spazio presenta, in un long term projects, opere di Chen Zhen, Daniel Buren, Leandro Erlich, Yona Friedman, Michelangelo Pistoletto, Shen Yuan, Pascale Marthine Tayou.

La risposta positiva del sito francese ha permesso di vedere oltre tant’è che il trio ha appena aperto uno spazio di 30mila metri quadri, Le Moulin de Sainte-Marie, a cinquecento metri di distanza dalla prima sede, ricollegando ancora una volta tra loro zone di creazione diverse e culture disparate. Il perché di questo progetto lo chiediamo a uno dei tre fondatori della galleria, Lorenzo Fiaschi: «Non siamo partiti da un progetto grandioso, ma quasi per caso. Le Moulin nasce da rapporti di amicizia con diversi artisti come Daniel Buren, con il quale lavoriamo da oltre diciassette anni. Certo, poi ci piace anche la qualità, viva ed intensa, delle mostre e dei musei contemporanei di qui, oltre all’idea di fare qualcosa in un luogo decentralizzato. Che si sviluppa lungo un fiume con mulini del quindicesimo secolo accanto ai quali c’erano cartiere in seguito abbandonate. È a questo posto denso di storia che abbiamo voluto ridare energia, rivalutandone la memoria attraverso l’arte. Il nostro sogno è legare questi due luoghi, d’arte e di memoria, riunendo diverse sensibilità in un unico villaggio in cui nelle diverse sale espositive confluiscano gallerie, collezioni, residenze per artisti ma anche bar e ristoranti. Insomma, un villaggio di cultura e sensibilità».

Le Moulin de Sainte-Marie, al momento inaugurato solo parzialmente, accoglie fino al 23 settembre Vitrage pour Sainte-Marie, una creazione in situ di Daniel Buren e Unpoetic Bride, una mostra di Sislej Xhafa (1970, Peja – vive e lavora tra Bruxelles e New York). La collaborazione tra la Continua e l’artista kosovaro nasce dodici anni fa con Arte all’Arte e si consolida oggi con Unpoetic Bride che raggruppa oltre venti opere che, dislocate in questo attraente luogo post-industriale, fanno da guida poetica ai neo visitatori. Il lavoro di Xhafa è marcato dall’eterogeneità dei materiali e delle forme in cui il filo conduttore si tesse intorno ad una poetica impregnata di rapporti umani con un’attenzione particolare all’uso del potere.

Singolare, stravagante, una critica al culto della personalità, l’opera Silvio del 2010 (riferimento esplicito a Berlusconi), presenta un busto dalle proporzioni spettacolari (520 x 830 x 350 cm), realizzato con styrofoam e sabbia, materia che non solo dà colore alla scultura, ma le conferisce un carattere effimero creando un forte contrasto con il volume. Aperta a decodificazioni diverse è invece l’opera Broodthaershood (2003), composta da una colonna di circa un metro chiusa in alto da un tombino e ricoperta da gusci di cozze aperti, omaggio all’artista belga Marcel Broodthaers, il titolo che gioca sulla parola brotherhood, rimanda ad una fraterna filiazione.

Ma Continua ha anche concepito percorsi nuovi, instaurando legami con realtà culturali limitrofe, come Blandy-les-Tours, nel dipartimento della Senna e Marna, dove, in un magnifico castello medioevale da poco restaurato, organizzano annualmente una mostra d’arte contemporanea. Arrivato alla quinta edizione, il “Blandy Art Tour(s)” si è avvalso sin dal principio della collaborazione con la galleria toscana. La parola di nuovo a Lorenzo Fiaschi per raccontarci come è nato il sodalizio: «L’idea di sviluppare un dialogo tra contemporaneo e medioevale ci è piaciuta subito, così abbiamo proposto ogni anno una personale di un artista proveniente dai Paesi del sud del mondo. La particolarità del “Blandy Art Tour(s)” è che l’artista viene prima per vedere il posto e poi pensa un progetto per una personale della durata di sei mesi che si chiude con la Fiac. Le sue creazioni liberano il castello medievale da quel cliché che lo vuole vuoto e lo riempiono di vita. Il successo è notevole, si contano 24mila visitatori ogni anno».

L’artista di questa quinta edizione è Kendell Geers (1968, Johannesburg, vive e lavora a Bruxelles), altra vecchia conoscenza di Arte all’Arte, presente fino al 21 ottobre con The Marriage of Heaven and Hell, dal titolo della raccolta di poesie di William Blake. Geers sviluppa l’idea di incompatibilità irrazionali in cui l’idea del conflitto crea e fa crescere opposti come attrazione e repulsione o un più comune odio e amore, fino all’inverosimile celebrazione delle nozze tra cielo e inferno. L’artista sudafricano lavora qui più che sull’architettura militare del sito, riferimento di eccezione, sul suo archetipo, quello che spontaneamente ci riporta alla mente la visione di cavalieri e fanciulle in difficoltà, e come in una campagna militare splendidamente messa in scena nelle diverse aree del sito medievale, si ispira ad un immaginario esoterico legato ai Tarocchi di Marsiglia, in particolare al sedicesimo arcano, chiamato La Torre o Casa Dio, in cui è rappresentata una torre consumata dalle fiamme da cui si gettano personaggi diversi.

Tra le opere, notevole Flesh of the Spirit, una serie di statue dalle forme contorte e sconvolgenti, realizzate in una resina restituita dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon avvenuta nel Golfo del Messico nel 2010.

Infine, dal 2008 Galleria Continua ha lanciato una nuova sfida: Sphères. Operazione di alto valore artistico che coinvolge diverse gallerie e artisti internazionali, tutti riunite a Continua/Le Moulin, dalla voglia di spianare la strada a nuovi progetti, sfruttando la diversità di opinioni e la ricchezza di soggettività dissimili. Tra gli artisti troviamo Elisabetta Benassi, Jan Fabre e Loris Cecchini, mentre tra le gallerie le parigine Xippas, Kamel Mennour e Yvon Lambert, ma anche la romana Magazzino e la berlinese Johann König. La quinta edizione di Sphères avrà luogo il 20 ottobre prossimo.

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