06 maggio 2013

Il Terzo Paradiso di Pistoletto illumina il Louvre

 
Come comunicare fruttuosamente col pubblico, farlo interagire con lil patrimonio culturale, tessere i fili della storia senza cadere nell’inerzia di un’ingombrante struttura museale, nella seppur magnificenza delle opere? Senza innesti miracolosi, il Louvre ci prova e ci riesce. Ora con Pistoletto. Un’idea e un’eredità del direttore uscente Henri Loyrette, secondo il quale un museo che non genera creazione contemporanea è un museo senza vita

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Michelangelo Pistoletto- Obelisco e Terzo Paradiso- 1976-2013-GALLERIA CONTINUA San Gimignano Beijing Le Moulin - Michelangelo Pistoletto Année 1- le Paradis sur Terre- musée du Louvre- 2013 © Antoine Mongodin

Nell’ambito di Contrepoint, il Louvre invita Michelangelo Pistoletto a presentare non un’opera ma il suo percorso artistico con una ventina di lavori sparsi in diversi punti del noto museo: dall’ala Denon, alla Sully, fino alla Richelieu; è previsto inoltre un denso programma di dibattiti, video in loop, incontri educativi e culturali, il tutto fino al 2 settembre prossimo. Tra i protagonisti dell’Arte Povera e fautore della rivoluzione filosofica chiamata Terzo Paradiso, simbolizzato dal segno matematico dell’infinito costituito da due anelli a forma di 8 a cui l’artista ha aggiunto al centro un cerchio più grande, Pistoletto in “Année 1, le Paradis sur Terre”, titolo dell’esposizione, esprime la sua visione del mondo e dell’uomo, in un confronto libero e senza fratture tra passato e presente, tra arte classica e contemporanea. 
Si parte dagli anni Sessanta fino ad oggi, tra le creazioni troviamo Obelisco e Terzo Paradiso (1976-2013), opera faro della mostra, esposta magistralmente al centro della Cour Marly, approfittando del bagno di luce naturale dato dall’ampia vetrata che sovrasta il cortile. Perché Terzo Paradiso? Un primo cerchio rappresenta il paradiso naturale, il secondo il paradiso artificiale e il terzo al centro è l’unione dei due necessario per cambiare la società. 
Non poteva mancare l’arcinota Venere degli stracci (1967), emblema dell’Arte Povera, che rappresenta una nuova energia data dalla bellezza del nudo della Venere in associazione al mucchio di stracci frutto di una società consumistica. L’opera è stata collocata nel cuore della galleria Daru. «Il Louvre è una sorta di specchio della storia, posso fare del mio lavoro lo specchio del Louvre», afferma Michelangelo Pistoletto. Il passato, il presente e il futuro compaiono, dunque, in questo mirabolante percorso che prevede noti quadri specchianti dell’artista biellese, come l’Etrusco (1976), un bronzo, in cui l’artista riprende la celebre scultura antica dell’Arringatore conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Questo, posto davanti allo specchio che tocca colla mano, rappresenta il passato, mentre lo specchio il presente, il futuro è ciò che esce dall’opera. 
Michelangelo Pistoletto Venere degli Stracci 1967 Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Biella Exposition Michelangelo Pistoletto Année 1- le Paradis sur Terre- musée du Louvre- 2013 © Antoine Mongodin
I quadri specchianti, apparsi sin dal 1962, sono opere attive: rispecchiano realtà diverse in continua trasformazione, rivelano la capacità dell’arte di uscire energicamente fuori dai confini temporali e spaziali pur nella finitudine della cornice. E come in una sorta di performance lo spettatore non s’identifica passivamente con l’opera, ma prende parte ad una dinamica che restituisce momenti di riflessione personale e sociale. Alcuni quadri specchianti sono stati collocati nella Grande Galleria dove trionfano i classici della pittura italiana, si tratta della Ragazza che fotografa (1962-2007), della Gabbia (1962-1973), in cui lo spettatore si specchia dietro sbarre. Dando l’illusione della prigione, l’artista rimanda alla libertà mentale e fisica, troviamo poi Due donne nude che ballano (1962-64), preso in prestito da una serie di fotografie di Eadweard Muybridge, opera che, nell’ondeggiamento dei fianchi, evoca la Venere di Milo. 
Michelangelo Pistoletto Gabbia 1962-1973 sérigraphie sur acier inox poli Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Biella - Michelangelo Pistoletto Année 1- le Paradis sur Terre- musée du Louvre- 2013 © Antoine Mongodin
Ancora specchi in Il Tempo del Giudizio (2009) esposta nella sala Sept Cheminées, in cui una tenda bianca, chiusa a cerchio, accoglie simboli di religioni diverse tra cui un inginocchiatoio. Il tema delle religioni monoteiste invece ripercorre indirettamente le mura e il torrione del Louvre medievale, dove appare, tradotta in diverse lingue, la scritta al neon Love Difference (2010). L’artista intende sottolineare la speranza di vedere abolite le frontiere in favore di relazioni culturali proficue tra Paesi vicini, vedi quelli del bacino del mediterraneo, l’Italia quindi, ma anche Israele e la Palestina. Quest’opera è parte di un progetto presentato a Venezia nel 2003, dal titolo appunto Love Difference, Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea. Lungo il fossato medievale del Louvre viene presentata la Cittadellarte con tanto d’installazione video interattiva, Le porte di Cittadellarte (2013). Creata nel 1998 a Biella, la Cittadellarte è una rete che mette in comunicazione l’arte con i diversi settori della società dall’architettura, all’alimentazione, alla scuola e via dicendo. Nella stessa area troviamo la sala detta della Maquette, nel cui centro è posto il Metrocubo d’infinito (1966-2003), che l’artista ha rotto con una martellata il giorno dell’inaugurazione, opera che rimanda all’idea di immagine mentale e spirituale. Tutt’intorno al cubo una serie di specchi, tra cui Vortice-dittico, Vortice-trittico, Vortice-quintetto e Buco Nero (2010-2013). Ogni specchio è una variazione rovesciata dell’altro, tra oscurità e luce, le forme biomorfiche bianche e nere alternano combinazioni variegate. 
Michelangelo Pistoletto- Mappamondo- 1966-1968- Cittadellarte - Fondazione Pistoletto-Exposition Michelangelo Pistoletto
Tra altre opere, segnaliamo anche Il mappamondo, della serie Oggetti in meno (1965-1967), nato durante un periodo in cui Pistoletto creava sfere a partire da quotidiani. Di questa serie Scultura da Passeggio, sarà oggetto di una performance che si terrà durante la notte dei musei il 18 maggio prossimo. La mostra prevede diverse collaborazioni esterne, come col Museo della Monnaie de Paris che ha issato sulla facciata bandiere del Terzo Paradiso, e per l’occasione sarà coniata una medaglia firmata dall’artista. 

1 commento

  1. Credo che l’opera di Michelangelo Pistoletto sia fortemente sopravvalutata. Quanto meno perchè non esiste mai un’analisi critica dell’opera che possa argomentare luci ed ombre. Quello di rendere gadget pubblicitario quella che è solo una teoria da setta religiosa di quarta categoria, esprime benissimo il livello. Mi chiedo quale sia la differenza tra Wanna Marchi e Michelangelo Pistoletto. La vendita del “sale miracoloso” (che apre evidentemente al Terzo Paradiso) come opera d’arte è una truffa legalizzata? L’arte può essere una truffa legalizzata? Pongo domande.

    La recente retrospettiva di Pistoletto al Maxxi presentava opere deboli, forse sarebbe bastato il metro cubo di infinito. Nessuno che argomenti o sappia , o voglia argomentare, l’opera di Pistoletto…che ritengo essere una presa in giro colossale. Quando artisti importanti come Anselmo sono nell’ombra.

    Questa intoccabilità critica è un tabù che si riflette nell’incapacità critica che vediamo anche fuori dal mondo dell’arte. Basta leggere facebook e vedere l’andamento della politica italiana.

    Il concetto del Terzo Paradiso è lacunoso e poco chiaro; viene accettata una teoria e una simbologia che richiama quella di una setta, ma in modo più svogliato e prevedibile. Non si capisce quale sia l’obbiettivo di questa collaborazione tra “tante persone” e “tanti soggetti”..sembra una retorica fine a se stessa. La retorica del “fare di gruppo”, quando in realtà permane monolitica la sola presenza di Pistoletto. Come conciliare la retorica dell’apertura al gruppo, della collaborazione “sociale”, con queste tazzine a edizione limitata e a scopo prettamente commerciale e feticistico? Perchè in italia non esiste uno straccio di critico che rilevi queste lacune?

    Credo che Pistoletto goda di ottime pubbliche relazioni, intrecciate sapientemente negli anni; anche attraverso la felice intuizione della Fondazione (felice per la sua carriera) che attira molti, ma molti, più denari di quanti ne investe negli studenti. Studenti che passano ogni anno e poi spariscono come fossero tronchetti sacrificali per il fuoco del “maestro”. Ma i responsabili sono anche questi studenti, questi giovani, completamente rimbecilliti dal panama bianco e dalla barba bianca che hanno di fronte…

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