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Era nata a Reggio Emilia, nel 1931. Origini umili, figlia di un casellante e di una mondina, e di cognome faceva Vacondio. Che letto va-con-dio riassume un poco in maniera scanzonata la vita intera di Marta Marzotto, scomparsa oggi a 85 anni.
Aveva fatto di tutto: a Mortara, in Lomellina, dove i suoi genitori vivevano, aveva iniziato proprio come mondina, e poi la strada della moda le si era aperta come apprendista sarta, e poi come modella, nell’attività di confezioni delle sorelle Aguzzi, a Milano.
Da qui il matrimonio con il Conte Umberto Marzotto, titolare dell’omonima industria tessile vicentina, con il quale avrà cinque figli. Poi il divorzio, e come in tutte le favole moderne la moglie continua a usare il cognome del più nobile, o celebre, o ricco marito. Ma Marta non perde “il giro” e negli anni ’60 diventa modella e amante di Renato Guttuso.
Il pittore la dipingerà in moltissime opere, che poi – diversi anni dopo – la stessa Marzotto sarà accusata di aver riprodotto senza averne diritto, e condannata in primo grado dal tribunale di Varese a otto mesi di carcere con condizionale e 800 euro di multa.
Cittadina onoraria in segno di lotta alla camorra in diversi comuni della provincia di Caserta, negli ultimi anni la si è ricordata più spesso non solo per i suoi abiti sempre eccentrici, azzardati, colorati, a volte davvero carnevaleschi, ma come regina di salotti, feste in barca, serate v.i.p., e tutti gli annessi e i connessi del mondo dell’ultima opulenza. Macchia di colore e sorriso che mai mancava alle cronache del fashion.