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Mentre si attende la mostra fiorentina che aprirà il prossimo 23 settembre, intitolata “Ai Weiwei. Libero”, a Palazzo Strozzi, l’artista “dissidente” cinese è stato rifiuatato nel suo Paese, e più precisamente dalla Biennale di Yinchuan.
Tra due settimane è prevista l’apertura della kermesse, nella sede del Yinchuan MoCA, museo privato aperto lo scorso anno nella capitale della regione occidentale cinese, caratterizzata dal forte islamismo.
La rassegna, a cura di Bose Krishnamachari, comprende 73 artisti tra cui Anish Kapoor, Song Dong, e Yoko Ono.
Ma che è successo? Che Weiwei sarebbe stato rifiutato per motivi di ordine politico, eliminato non dal direttore quanto dal Consiglio stesso del museo, in barba alle mostre che – negli ultimi mesi – la Cina gli ha dedicato senza intoppi, da quando l’artista ha riavuto il suo passaporto.
“La mia esclusione dimostra che ciò che abbiamo di fronte è un mondo diviso e segregato dall’ideologia, e l’arte è usata solo come decorazione per le agende politiche in certe società. La Cina sta cercando di sviluppare una società moderna ma senza libertà di parola, senza argomenti politici: l’arte è servita come un fantoccio denso di falsi sforzi culturali. Per questo sono felice di non essere parte di questo sforzo come decorazione politica”, ha scritto Ai Weiwei attraverso i suoi social network. In tutti i modi, che piaccia o no, non mancheranno altre occasioni, è proprio il caso di dirlo.