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Una selezione ridotta di artisti, per una rivisitazione all’insegna del tempo e dello spazio, seguendo il filo biennalesco di “Freespace”.
E così, in scena, c’è di nuovo Vigo, con un ripensamento e riallestimento del progetto Arch/Arcology, realizzato pescando dagli archivi del Museo delle Arti del XXI secolo i progetti mai realizzati dell’architetto Paolo Soleri, per svilupparne le ideali potenzialità, e ritorna anche la “stanza cubica” di Krijn De Koning e le produzioni del duo Zeitguised.
Stavolta, però, più che entrare nelle opere, è interessante anche capire come – e ce lo spiega il curatore Davide Quadrio – come il “metodo” Alcantara sia diventato in questi anni un vero e proprio modello di lavoro “libero” che unisce sia costruzione dell’arte e dunque promozione culturale, che veicolazione di un prodotto d’eccellenza che è al 100 per cento di proprietà giapponese ma con il 100 per cento di produzione italiana, come ci ricorda anche il Presidente Andrea Boragno.
Un brand che, appunto, in sei anni di attività con l’arte ha prodotto qualcosa come 80 opere e continua la sua ascesa.
Ma tra le diverse realtà che aprono le proprie fondazioni, possibile che Alcantara non ci abbia ancora pensato? A rispondere è proprio il Presidente, che ci rivela: «Il progetto è già iniziato: avremo una fondazione con sede a Milano ma senza un luogo fisico e una collezione permanente: vogliamo continuare su questa onda, ovvero producendo opere che portino in giro per il mondo non solo il nome di Alcantara ma anche i migliori artisti presenti sulla scena italiana ed internazionale».
E ovviamente gli emergenti non sono esclusi, anzi: «La libertà di visione e la libertà di curatela e di scelta è quello che contraddistingue questo progetto», rimarca Quadrio.
E in attesa di scoprire cosa combineranno i prossimi autori coinvolti se siete a Venezia in questi giorni vi consigliamo di fare un giro in questo piccolo angolo con vista su Canal Grande denso di suggestioni.