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Qual è la differenza tra naturale e artificiale? Domanda da un milione di dollari ma la posta in gioco è destinata a salire, considerando che dare una risposta certa sta diventando complicato. E vedendo le sculture di Giacomo Morelli in mostra da Martina’s Gallery fino al 21 ottobre, sembra che sia la stessa questione a essere posta in termini non proprio esatti. Forse sarebbe meglio chiedersi se questa differenza, tutto sommato, esista. In effetti l’uomo fa parte della natura – nonostante gli scherzi – e quindi anche molte delle sue creazioni devono rientrare nello stesso ambito, dalle proporzioni della statuaria classica ai progetti del design contemporaneo, in un’unica corrente organica, tanto atemporale quanto connotata, di oggetti derivanti da canoni di perfezione o imperfezione accuratamente studiati.
E così, le opere di Morelli emergono dallo spazio come fossero determinate da forze casuali che poi non lo sono, visto che è difficile dimostrare, punto per punto, l’esistenza del caos. History Happens è il titolo della serie, la storia accade per qualche forza, per qualche motivo che purtroppo non riusciamo a comprendere fino in fondo. È un mistero come sia potuto succedere che quelle superfetazioni ramificate siano fuoriuscite da supporti così precisi, addirittura autoritari – se volessimo darne una interpretazione in chiave politica – come ibridi fondati sulla commistione tra conformità e asimmetria. Ovviamente è un mistero retorico, cioè poetico, forse anche tranquillizzante, perché a stabilire le misure c’è sempre la mano di una qualche sorta di artefice che, in questo caso, è uno studente all’Accademia di Brera. Ed è uno stile minimale e controllato che, in fondo, vuole semplicemente sentirsi naturale.